Il ciclismo lega. Lascia il segno nel cuore, sulle gambe e nella testa. Perché la strada è giudice sovrana. Nel bene, perché esalta e celebra vittorie e sconfitte. Nel male, perché rievoca brutti ricordi o grandi tragedie.  Il 21 maggio 1976 è una data rimasta scolpita nella storia del Giro d’Italia. In occasione della prima semitappa morì Juan Manuel Santisteban. Lo spagnolo della Kas, rimasto attardato con i compagni, cadde in una curva ad Aci Sant’Antonio. Nello stesso punto, dell’ormai ex via Nuova, venne eretto un monumento. L’Ussi Catania e, in particolare, il vice presidente Nunzio Currenti, negli anni, si è battuta per riqualificarlo e per cambiare l’intitolazione della strada.Obiettivi raggiunti grazie a una sinergia totale proprio con l’Amministrazione comunale. L’ultimo atto è stato l’ok del prefetto che ha disposto proprio l’intitolazione allo sfortunato spagnolo di quella arteria così trafficata di auto, ma anche di ciclisti amatoriali.Nei giorni scorsi quelle ferite della memoria sono riemerse nei ricordi e nelle parole di Simone Fraccaro, l’ex professionista vincitore di due tappe del Giro d’Italia. In quel 1976 vinse la tappa al Longarone. Approfittando della sua presenza in Sicilia, accompagnato da Pierpaolo Ficara (ex pro, lo scorso anno nazionale di gravel e mtb), Simone Fraccaro ha reso omaggio allo spagnolo, visitando il monumento. Il suo racconto è struggente visto che fu uno degli ultimi a vedere in vita Santisteban. “Ma seppi dell’incidente e della morte all’arrivo”.“Momento emozionante – ricorda – ma mi riporta grande tristezza perché quel maledetto 21 maggio. abbiamo vissuto una grande tragedia. In una Sicilia piena di sole e di allegria ci siamo ritrovati un capitolo difficile per il ciclismo. Non ho visto l’incidente, ma ero rimasto attardato, quindi ho superato la squadra spagnola in discesa. Sono stato uno degli ultimi a vederlo in vita. Non volevamo correre la seconda semitappa, ma la direzione del Giro fece proseguire la corsa. Nel pomeriggio un tempo terribile e tantissime cadute caratterizzeranno quell’arrivo a Siracusa”. Fu un Giro d’Italia difficile. Complicato. Triste. “Ricordo la vittoria di Menendez con le braccia al cielo per ricordare il compagno. Eravamo a Gabicce Mare. Io corsi con il magone. Quel giorno a Longarone ero convinto di farcela”.L’Amministrazione comunale è stata rappresentata dall’assessore ai Lavori Pubblici, Salvo Conti, grande innamorato del ciclismo e profondo sostenitore della riqualificazione del monumento. Proprio come tutta la Giunta guidata da Quintino Rocca che ha deliberato a gennaio l’intitolazione, divenuta ufficiale con l’approvazione del prefetto. La passione di Conti ereditata dalla famiglia. Il padre, che ancora oggi va in bici, fu testimone dell’incidente. L’abbraccio a Fraccaro e una lucidità straordinaria nel raccontare quei momenti completano una giornata fortemente voluta dall’Ussi nel segno di un percorso di valorizzazione della memoria che continua ed è sempre vivo.