A Catania ci sono due persone di mia conoscenza, entrambi della mia generazione, che amano visceralmente l’Ape Piaggio, ‘a lapa, come si dice dalle nostre parti, si tratta di un bravissimo medico e di un ex funzionario della Camera di Commercio con un passato da brillante cabarettista.
U’ primu si chiama Cammelu, u’ secunnu si chiama Sandru. Autri cosi non vi pozzu diri, picchi c’è ‘a privacy. Su volunu vu riciunu iddi. Tutturui hanu a lapa ‘nta testa, u’ primu ogni vota ca ni viri una ci fa na fotografia e ‘a pubblica nte social, l’autru ci furria Catania Catania.
Quannu c’addumannai picchì gira c’a lapa m’arrispunniu ca è l’unicu modu ppi non farisi fari a contravvinzioni. “Ci pari ca travagghiu e non m’azziccunu”, mi rissi ‘na vota: chiamali babbu!
Certo che la trovata di andare in giro con una moto Ape è davvero intelligente, si risparmia carburante, si parcheggia facilmente, non si rischia di vedersi rubare il mezzo e ci si diverte con gli amici.
Nel 1948, quando entrava in vigore la Costituzione, Bartali vinceva per la seconda volta il Giro di Francia e il reddito medio annuo pro capite degli italiani era di 140 mila lire, il Torino vinceva il campionato e veniva inventato il transistori, dalla costola di una Vespa, che già si produceva in quasi 20.000 esemplari, Enrico Piaggio e Corradino D’Ascanio, che aveva progettato anche lo scooter, ebbero l’idea di costruire un moto-furgoncino che avrebbe avuto molto successo, si trattava dell’Ape che in alcune circostanze, ad esempio nelle isole minori, oltre ad essere un mezzo di trasporto di merci, fu adattata anche al trasporto delle persone. Ammuccamu!
Dell’iniziale Vespa il tre ruote conservava le stesse caratteristiche principali, a cominciare dal motore di 125 cc. Il prezzo era di 170 mila lire e poteva portare 200 chili, un peso sufficiente per realizzare trasporti di piccole dimensioni, per effettuare traslochi, per allestire una bancarella di frutta e verdura, di pesce o di articoli per la casa, come si usava a quel tempo, quando ancora non c’erano i supermercati.
A Catania cu aveva ‘na Lapa si puteva diri ca era principali, puteva fari u’ fruttaiolu, puteva vinniri gilati, puteva carriari mobili, puteva puttari attrezzi ppi fari u’ muratori o l’elettricista e tanti autri cosi.
A lapa sostituiu i carretti tirati de’ muli o de’ scecchi ‘nte trasporti chiù leggeri. Custava u’ giustu, si pavava a viulinu e faceva varagnari subbitu. Tutti l’impresi catanisi avevunu ‘na lapa cu’ tantu di scritta d’arreri e di latu.
Tra il 1952 ed il 1954 la cilindrata passò da 125 a 150 cc. e fu aumentata la portata fino a 350 chili. Nel 1958 con l’Ape D da 170 cc. aumentarono ancora le dimensioni, la cabina fu completata con le porte e il faro anteriore fu montato sullo scudo della cabina anziché sul parafango.
Nel 1961 venne lanciato anche un modello a 5 ruote con 700 chili di portata ed un motore, sempre a due tempi, di 190 cc di cilindrata. Anche l’interno divenne più confortevole e meno spartano.
Nel 1968, debuttò il volante, offerto però in opzione rispetto al manubrio. Nel 1971 venne lanciato l’Ape Car. Il design era estremamente moderno per l’epoca e aveva un nuovo motore da 220 cc. Questo mezzo ebbe un successo notevole e il successivo restyling arrivò dopo più di 10 anni, nel 1982.
Nel 1984 arrivarono anche nuove motorizzazioni, nacque così il primo Ape con motore a gasolio, l’Ape Car Diesel da 422 cc, il più piccolo diesel al mondo, con cambio a 5 marce. Due anni dopo, nel 1986, l’Ape ottenne il record di portata con la versione Max, che poteva trasportare fino a 9 quintali di merce, un vero balzo in avanti in termini di possibilità di utilizzo.
A Piaggio, però, u’ ciriveddu non si ci fiammava mai, infatti pinsau macari e carusiddi. A Lapa, e picciutteddi, ci puteva fari comudu sia ppi travagghiuliari, sia ppi ghiri a scola, sia ppi farisi ‘na passista cu l’amici, ma soprattuttu ca’ zita: intra a cabina si puteva fari zoccu è ghiè.
Fu questo il motivo per il quale la casa produttrice progettò e mise in commercio l’Ape 50, che teoricamente potrebbe portare solo il guidatore, ma chi ci crede?
Si vabbé, quannu è verra è verrà e quannu unu avi 14 anni a verra è tutti i iorna. Megghiu ca mi staiu Mutu, veru Cammelu? Veru Sandru?