U’ Vavveri, u’ parrucchieri, u’ barista, u’ giunnalaru, a Catania, assumono un profilo ed una funzione che vanno ben oltre il contenuto professionale del loro lavoro, inteso nel senso canonico del termine al quale si riferiscono.
Per evitare confusione prendiamo in esame i vari mestieri uno alla volta, e speriamo di essere più chiari.
Il barbiere è l’addetto al taglio dei capelli e alla rasatura della barba. Il suo lavoro, di solito, si svolge in bottega, la barberia o il salone, ma in caso di necessità e su richiesta del cliente, può intervenire anche a domicilio. Durante la pandemia, ad esempio, è accaduto spesso.
Quello del barbiere è un mestiere antichissimo e, in passato, andava oltre il semplice taglio dei capelli o la rasatura della barba, poiché i barbieri svolgevano anche le funzioni di cerusici e praticavano iniezioni e piccoli interventi chirurgici, come l’estrazione di denti o salassi con l’uso del bisturi o applicando le mignatte, vale a dire le sanguisughe.
U’ vavveri non tagghia sulu i capiddi e a vavva, a Catania u’ vavveri è macari ‘n cunfirenti, ‘na speci di giornalista do’ quatteri. U’ vavveri sapi tuttu cosi e poi, ppi Natali, t’arrialava un calennariu prufumato ch’i finnini a nura.
Il barbiere lo si sceglie non soltanto per le sue abilità professionali, ma anche per le sue caratteristiche umane e persino per le affinità calcistiche, perché deve essere una persona con la quale si può parlare liberamente.
Il più famoso barbiere della storia, forse mai esistito in realtà, è Figaro, il personaggio principale della famosa opera lirica Il barbiere di Siviglia, di Gioacchino Rossini. Figaro, infatti, è diventato uno dei modi con cui viene definito ironicamente il barbiere.
L’equivalente di quello che è il barbiere per l’uomo, è la parrucchiera per le donne: una professionista dell’ acconciatura, una confidente, un’informatrice, ma non una sorta di medico di prossimità.
Le parrucchiere, infatti, difficilmente andavano oltre le semplici iniezioni.
In ogni caso, la parrucchiera rappresenta una professione che mette insieme numerose competenze, che vanno dal sapiente utilizzo di strumenti e tecniche per il taglio e l’acconciatura dei capelli alla capacità di promuovere il proprio lavoro, attraverso un’attenta cura del cliente, e precise strategie commerciali.
Le mansioni abituali associate alla realizzazione di pettinature, tagli, colorazioni e trattamenti specifici rappresentano solo una parte delle attività svolte dal parrucchiere, il cui profilo professionale si compone di conoscenze e competenze eterogenee.
E vulemu parrari do’ cuttigghiu? Chidda c’avi a unu, l’autra è ‘ncinta, a tiziu si sciarriau co’ maritu, a una c’attaccaru u’ frati, chidda avi ‘na soggira ‘mpacciddera e na soru piritu lisciu, ecc.
In tale genere di attività barbieri, parrucchieri e parrucchiere sono identici, forse per questo, proprio a Catania, parecchi anni addietro, grazie ad un apposito regolamento comunale, le due funzioni furono unificate nella professione di “acconciatore unisex”.
L’operazione non fu affatto semplice, anche perché fu necessario disincrostare i vizi e le virtù di una professione antichissima e particolarmente complessa, anche se, a priva vista, non si direbbe.
A volere una simile innovazione fu un noto acconciatore etneo, Leo, molto noto per le sue abilità professionali, ed un giovane consigliere comunale che conosco molto bene, ma del quale molti si sono dimenticati.
Oggi non sapissuru mancu di unni accuminciari. Oggi sunu scassuni ma si sentunu cacocciula. Fossi sunu boni arrustuti o c’a pastetta. Cettu ca fari politica non è misteri so’, ponu fari i spurugghia facenni e mancu c’arrinesciunu boni.
Un’altra professione che richiede abilità ulteriori, rispetto a quelle riguardanti la capacità di fare un buon caffè, è quello del barista.
Il barista catanese è anche un po’ pasticciere, un po’ rosticciere, un po’ barman, un po’ consigliori, un po’ informatore. In ogni caso deve essere di fiducia e dotato di discrezione e intuito.
Ana essiri bravi picchi i cosi l’ana sapiri, l’ana diri, ma soprattuttu l’ana sapiri diri, senza fari a fiura do’ spiuni. Insomma ana aviri u’ pilu ‘nto stomucu e ana essiri spirtuni.
Un’ultimo lavoro che, salvo le specificità professionali che lo riguardano, deve avere le stesse caratteristiche di quelli di cui si è già parlato, è l’edicolante, che deve saper anticipare le notizie trasferendovi la curiosità necessaria per convincervi a comprare uno o più giornali, ma non di più, altrimenti rischia di rimetterci.
A stu puntu qualche cosa ‘a sapiti, ma Catania non è sulu chissu. Catania è tanti autri cosi belli e si li vuliti sapiri ata veniri. Avanti va, spicciativi, priparativi a valigia ca v’aspittamu. Tranquilli ca non vi ni pintiti.

P.S. Alcuni amici mi hanno ricordato che i barbieri di un tempo intrattenevano i clienti suonando il mandolino, la chitarra o la fisarmonica, ma erano molto bravi anche nel gioco della dama. Altri barbieri leggevano e scrivevano le lettere a quanti non erano in grado di farlo da soli e leggevano il giornale per tutti. Qualcuno di loro, nei periodi bui del nostro Paese, ebbe problemi giudiziari in quanto considerato un “pericoloso intellettuale”. Mi è sembrato giusto ricordare anche questo.