Braccio di ferro politica-magistratura / Con il traffico di influenze la politica cede il proprio ruolo di rappresentanza alla magistratura. Cosa fa, infatti, il politico, il sindacalista o il rappresentante di interessi diffusi se non influenzare: l’elettorato, le istituzioni, il governo, le controparti in genere?
Con l’introduzione dell’art. 346 bis del codice penale la legge punisce con la reclusione da un anno a quattro anni e sei mesi chi “sfrutta o vanta relazioni con un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio per far dare o promettere a sé o ad altri denari o altra utilità come prezzo della propria mediazione illecita”.
La seconda ipotesi di reato, nel traffico di influenze, è quella in cui il mediatore riceve del denaro anche per corrompere il pubblico ufficiale, anche se il denaro fornito al mediatore per corrompere il funzionario pubblico non è stato effettivamente consegnato o promesso a quest’ultimo. Insomma chi lo dice che il reato si sia materialmente formalizzato?
Qual è quella forza politica, sindacale, professionale o quell’organismo di rappresentanza di interessi diffusi che non prometta qualcosa agli interessati, che poi inserisce nel proprio programma elettorale?
Al netto sulla corruzione e della concussione, che erano e sono già ampiamente disciplinate dal Codice Penale, la verità è che con l’attuale sistema giudiziario, che fa diventare condanna la semplice indagine, la politica ha definitivamente abdicato, a favore dei Pubblici Ministeri, al proprio ruolo di rappresentanza dei cittadini nelle varie istituzioni pubbliche.
Ma a perdere qualcosa saranno pure gli elettori che si troveranno davanti dei politici che, per evitare qualche avviso di garanzia, si limiteranno a parlare del tempo che cambia, del caffè, con o senza zucchero, di desinenze, maschili o femminili e di simili altre amene questioni, facendoli apparire tutti sciattamente uguali, dunque inutili!
Persino parlare di calcio può essere pericoloso, dunque stiamo attenti a quello che diciamo o che promettiamo e soprattutto stiano attenti i politici perché qualunque impegno programmatico, con una piccola spintarella mediatica, può diventare traffico di influenze. Il politicamente corretto, ovvero l’ipocrisia, rappresenterà l’unico linguaggio sicuro!
Cari politici di oggi, tanto attenti alla lottizzazione, vi siete fatti mettere all’angolo e vi siete fatti distrarre dall’abolizione del reato di abuso d’ufficio, ma adesso vi trovate davanti qualcosa di ancor meno perimetrabile e di ancor più soggettivamente interpretabile, esattamente come vuole la “giustizia spettacolo”.
In questo contesto, per riuscire nell’intento “sfascista”, basta mettere insieme un magistrato estratto a sorte dal “sistema Palamara”, un gruppo di giornalisti “a caccia di titoli in prima pagina, in dispregio delle regole deontologiche della professione”, e un partito, magari “monoparentale”, disposto a qualunque contorsione, pur di impressionare e “influenzare” le “anime semplici”, che purtroppo non mancano.