L’insopportabile ipocrisia dei media / Una delle cose più insopportabilmente ipocrite tipica di questi tempi è l’atteggiamento di chi compie qualcosa, ritenendosi furbescamente più bravo degli altri, e poi se ne lamenta, sostenendo che si tratta di una cosa indegna, trascurando il dettaglio che lo vede protagonista di entrambi i comportamenti: quello di chi è stato scorretto e quello di chi se ne lamenta.
Il riferimento è all’intercettazione e soprattutto alla divulgazione di una conversazione privata tra un figlio omicida, reo confesso, ed un padre che teme che il figlio possa suicidarsi e minimizza i fatti, usando tutti gli argomenti, giusti o sbagliati che siano, per dissuaderlo.
Sottolineo che non mi indigna l’intercettazione, se era autorizzata e se le autorità preposte l’hanno regolarmente disposta. Ciò che mi indigna e mi scandalizza è la sua divulgazione e la costruzione, attorno ad essa, di una serie di congetture che, forse, potevano essere utili alle indagini se fossero state ancora aperte, ma non certo alla completezza dell’informazione.
Com’era evidente che accadesse, la legge sulla divulgazione delle intercettazioni, soprattutto di quelle relative a soggetti (il padre) che non sono né accusati, né indagati di nulla, né hanno compiuto alcun reato, conferma la sua inadeguatezza, dato che fa acqua da tutte le parti.
Così come è evidente che qualche giornale provi a fare il furbo, come ha sempre fatto, almeno sin dai tempi dell’avviso di garanzia a Berlusconi, nel 1994, durante il G7 di Napoli, finito in un nulla di fatto, se non la crisi di governo che derivò da quell’avviso di garanzia.
Ciò che non è evidente, ed è questo che, da cittadino, mi disgusta tantissimo, è che gli autori della divulgazione di un documento che dovrebbe essere o coperto dal segreto o inutile, dunque abusivamente acquisito, non siano stati tempestivamente inquisiti, dato che individuarli non è affatto difficile. Ecco, questo sì che mi indigna molto di più delle parole di un padre palesemente preoccupato. Mi indigna l’ indulgenza dello Stato verso se stesso, perché questo tipo di indulgenza costituisce un enorme alibi nei confronti di chi tiene comportamenti criminali.