Parliamo di italiani alle olimpiadi parigine / Non desidero parlare delle medaglie olimpiche, è bello averle conquistate, ma lo fanno molto meglio di me le centinaia di giornalisti specializzati nelle varie discipline, né della cerimonia di apertura, che è diventata uno degli argomenti attraverso i quali si continua a giocare a dividersi, facendo diventare politica qualsiasi cosa, persino una coreografia.
Non desidero parlare neanche del meraviglioso successo delle schermitrici catanesi, né dell’organizzazione francese, e neanche dei tradizionali rapporti tra Roma e Parigi, sin dai tempi di Verre.
Desidero parlare, invece, del clima che si respira a “casa Italia”, un clima di giusta tensione per le varie prestazioni sportive, ma anche di grande, serena ed amichevole responsabilità tra atleti, che oltre ad essere tali, sono anche uomini e donne sensibili a quanto si verifica nello sport e nella vita.
Una condizione meravigliosa, che si vede, con evidente chiarezza, anche per i sentimenti che vengono espressi nel corso delle varie gare e pure dopo.
Credo che alla fine di questo importantissimo evento, al di là dei risultati e del medagliere, quello che resterà è il clima di amicizia tra i vari atleti, la loro gioia per esserci, il loro impegno e soprattutto il loro sentirsi italiani, facendo sentire l’Italia una Nazione unita, una Nazione che cresce, una Nazione solidale, che si stringe attorno ai suoi uomini in azzurro.
Non so di chi sia il merito di tutto questo, che reputo un grande risultato, credo che però molto dipenda dal fatto che “lo sport autentico divide per fede, ma unisce per passione, fatica e rispetto delle regole”, perché il confronto agonistico, al netto degli errori che sono umani e che possono verificarsi, si svolge sulla base di principi e tecniche accettati da tutti e rispettati.
In ogni caso, se al termine delle olimpiadi si registrerà un significativo incremento di sportivi praticanti, cosa che auspico, sarà quella la più grande vittoria di un simile contesto di straordinaria bellezza.