di Vito  Pirrone


In Commissione Giustizia del  Senato si discute sullaRiforma del reato di diffamazione a mezzo  stampa.

Il dibattito è previsto  in sede redigente, che significa un’abbreviazione del percorso dei lavori,  con la compressione dei tempi in aula. 

Sicché l’attività di studio ed istruttoria  sarà svolta in sede di commissione, l’assemblea  si limiterà a votare il provvedimenti nel suo complesso, senza valutarlo , come avviane  con la procedura in sede  referente che prevede un’ampia attività istruttoria in aula.

La  maggiorana governativa sembrerebbe volere esitare la riforma della norma in tempi brevi  con la relativa approvazione.

La  novità significativa della riforma è quella dell’abolizione del carcere  per i giornalisti, attualmente ancora previsto  dal codice  penale, e la sostituzione   della pena  detentiva   con la sanzione economica. La pena  pecuniaria prevista  andrebbe da cinque mila a diecimila mila euro. Inoltre, per evitare la querela, vieneproposta la pubblicazione  di una rettifica  “gratuita e senza commento, con l’indicazione “rettifica  dell’interessato”, che  può avvenire sia su iniziativa del direttore che su iniziativa del responsabile dell’offesa.

Attualmente, il reato di diffamazione, prevede  che  se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a cinquecentosedici euro.

E’ evidente che la sanzione economica di cui al testo di riforma  potrebbe funge da deterrente  soprattutto  per i giornalisti  freelance a scrivere notizie  sgradite.