In base ad uno studio compiuto dalla Banca d’Italia, a giugno 2021, rispetto alla stessa data dell’anno precedente, in tutti i settori economici siciliani sono aumentate le richieste di prestiti.
L’unica attività che presenta elementi di crescita è quella delle costruzioni, con un incremento percentuale del 17,9% rispetto allo scorso anno.
Sempre secondo quanto affermano le cifre elaborate da Bankitalia, le richieste di prestiti sono aumentate del 6,4% per il manifatturiero, del 4,6 per le costruzioni, del 9,2% per i servizi, con una media complessiva dell’8,1%.
In ogni caso si tratta di valori più alti della media nazionale, che si aggira intorno al 4,2%, cioè la metà. Inoltre, se si comparano i dati sull’indebitamento con quelli sull’incremento occupazionale, che mediamente registra un meno 3,7%, ci si rende conto che i prestiti non sono quasi mai richiesti per potenziare o ammodernare le vari attività, creando nuovo lavoro e nuova ricchezza, ma per far fronte alle criticità produttive o commerciale, ai debiti, alle tasse.
Insomma, sono cifre che scandalizzano ma non stupiscono. Infatti, nonostante l’economia italiana del dopo pandemia stia crescendo notevolmente, con un PIL a più 6% circa, gli effetti positivi sulla situazione del Sud non ci sono ed il motivo è drammaticamente semplice: nessuna economia, nessun settore, può crescere senza infrastrutture, senza strade, senza ferrovie, senza Ponte, senza reti idriche, fognarie, informatiche ed energetiche, senza aree produttive attrezzate, senza porti e retro porti, senza scuole, senza servizi, ecc.
Tutto questo, però, non si capisce bene perché, sembra sfuggire al Governo nazionale e, quel ch’è peggio, sembra sfuggire anche al Governo Regionale ed ai siciliani tutti, i quali, come accade spesso, su guardano bene dall’organizzarsi e preferiscono ammuffire dietro la porta di qualche potente, in attesa di un improbabile favore.