Secondo un’indagine di Unioncamere e Anpal, recentemente pubblicata dal Quotidiano di Sicilia, entro i prossimi mesi, si prevede che nell’Isola dovranno esserci 23.150 assunzioni distribuite per qualifica, titolo di studio, settore di impiego.

Certo, non si tratta di una cifra particolarmente significativa, è auspicabile che aumentino, tuttavia il problema è un altro: secondo quanto accertato, in atto, il 30,2% dei profili professionali richiesti non sono disponibili. 

Si tratta di un dato particolarmente significativo, che conferma il gravissimo scollamento esistente tra mondo della scuola e della formazione professionale e mondo del lavoro. 

Le difficoltà di reperimento di personale, nel 14,4% del casi, è dovuta alla mancanza di candidati, nel 12,8% all’inadeguata preparazione, nel 26,2% alla mancanza dell’esperienza richiesta nella specifica professione e nel 51% alla mancanza di esperienza richiesta nel settore. 

Se si fa riferimento al titolo di studio, nel 14,8% dei casi è richiesta una laurea, nell’1,4% un diploma tecnico superiore, nel 31% un diploma secondario, mentre nel 23,2% si richiede un diploma di tipo professionale. 

Nel 29,4% dei casi non è richiesto alcun titolo di studio. A giudizio dei promotori della ricerca, le difficoltà di reperimento riguardano il 33,9% dei laureati ed il 56,8% dei diplomati. 

Il paradosso è che tutto questo accade mentre ogni anno la Regione Siciliana investe alcune centinaia di milioni in istruzione e formazione. 

Sarebbe un bel segnale si desse il via ad una riforma profonda ed articolata del settore, agganciandolo meglio al mercato del lavoro.