Il nostro Paese sta attraversando un momento difficile, in cui il fenomeno di chi si ostina a rifiutare il vaccino, temendolo più del virus, pur essendosi molto ridotti nel numero, costituisce una delle svariate facce attraverso le quali si manifesta la sfiducia dei cittadini verso chi li governa, anzi, verso chi ne governa le questioni più delicate come la politica, la giustizia, la burocrazia, la sanità, le forze dell’ordine, il fisco, ecc.

Vedo che si tenta di reagire disordinatamente nei confronti di questa o di quella “sfiducia di settore”, ma non mi pare di notare nessuno che si stia preoccupando di combattere “la sfiducia nel suo complesso”, che disorienta molti cittadini. 

I partiti non si preoccupano di selezionare meglio sia la loro classe dirigente, sia i candidati da sottoporre alla valutazione dell’elettorato; la magistratura, nonostante gli scandali che la riguardano, resiste alla indispensabile riforma; la sanità non riesce a contenere la dilagante confusionaria e speculativa verbosità di molti medici; la burocrazia fa fronte comune contro il buonsenso, le forze dell’ordine non resistono alla loro tradizionale, e talvolta poco trasparente, autoreferenzialità; il fisco è sempre più aggressivo. 

Nonostante tutto questo, nessuno, o quasi, si preoccupa di fornire ai cittadini gli strumenti per potersi difendere attraverso una maggiore conoscenza delle norme ed una maggiore informazione circa le dinamiche decisionali e nessuno, o quasi, si sforza di reintrodurre o incrementare qualcosa che somigli alla vecchia ed utilissima “educazione civica” di un tempo. 

In questa situazione, per favore, non ci si stupisca se la gente non crede più neanche nell’unico forte strumento di cui dispone: il voto, ritenendo che non serva a nulla, e di conseguenza diserta le urne, trascurando il fondamentale dettaglio in base al quale, così facendo, si contribuisce a peggiorare la situazione e ad indebolire la democrazia e la libertà.