Giorni fa ho assistito alla conversazione tra un anziano signore con tanto di mascherina ed un posteggiatore abusivo privo di mascherina.
L’argomento di cui i due discutevano animatamente, come accade spesso in questo periodo, riguardava i vaccini.
L’anziano signore difendeva la tesi di chi ritiene il vaccino importantissimo per ridurre il pericolo di contrarre il Covid 19, e sosteneva che vaccinarsi è un atto di responsabilità civile, perché riguarda il vaccinato, ma anche gli altri, familiari e non, soprattutto chi non può vaccinarsi, perché affetto da patologie incompatibili.
Il posteggiatore abusivo si difendeva dicendo che lui non aveva nessuna intenzione di correre il rischio di morire, né di provocare la cecità al figlio, appena adolescente, e che pertanto giammai si sarebbe vaccinato, così come non avrebbe vaccinato il figlio.
In questa conversazione, avvenuta davanti ad una nota chiesa catanese, sono riassunte le posizioni di chi, ignorando aspetti estranei alla salute e rispettando il consiglio di illustri scienziati e di bravi medici, si è aggiunto ai circa sei miliardi di uomini e donne che si sono vaccinate nel mondo, e di chi, probabilmente perché poco dotato di adeguati strumenti di conoscenza, ma di tanta diffidenza nei confronti delle istituzioni, a cui non crede, preferisce seguire le sciocchezze divulgate da medici sconsiderati, da scienziati da bar dello sport, da politici a caccia di visibilità, ecc. e sceglie di aver paura del vaccino più di quanto non ne abbia del virus.
Ciò premesso, non credo che la responsabilità della situazione sia soltanto di chi non si vaccina, ma sia anche di chi non ha permesso che queste persone potessero comprendere e documentarsi correttamente, di chi si è reso strumento della diffusione di notizie infondate, di chi ha dato voce a gente in malafede, che tuttavia ha carpito la buonafede di tanta povera gente impaurita, a cui il mondo della comunicazione e della politica ha prodotto un vero e proprio corto circuito emotivo.