Le piogge torrenziali dei giorni scorsi, ove ce ne fosse stato bisogno, ci hanno fatto capire che gli unici interventi che possono essere compiuti per tamponare o risolvere i danni subiti dalle strutture pubbliche e private colpite dal maltempo sono quelli posti in essere dalla protezione civile, che gode della possibilità di utilizzare procedure che le consentono l’immediatezza degli interventi. Il ponte Morandi è stato ricostruito in circa un anno perché si è derogato alle disposizioni generali che regolano gli appalti pubblici, e nessuno ha mai paventato infiltrazioni mafiose nell’esecuzione dell’opera. Eppure, nonostante sia palese l’urgenza, c’è ancora chi  pensa di ritardare la predisposizione di una valida riforma della pubblica amministrazione ed in particolare di quelle parti che riguardano l’assegnazione e l’esecuzione di opere infrastrutturali, comprese quelle per il contenimento dei rischi idrogeologici. Per comprendere il senso delle mie parole basta percorrere l’autostrada Catania Palermo e notare come la durata dei cantieri sfidi ormai il computo del tempo in anni luce. Questa lunga premessa per avvertire chi di competenza, e soprattutto i cittadini, sia quelli fiduciosi, sia quelli sfiduciati, che le già esigue risorse appostate dal PNRR per la realizzazione di interventi infrastrutturali destinati al Sud ed alla Sicilia, non potendo, allo stato attuale, essere spese entro il 2026, come stabilito dall’Unione Europea, in assenza di una auspicata riforma semplificativa della legge sugli appalti, sulle progettazioni e sulle opere pubbliche in genere, rischiano di essere stornate altrove.