Sono passate da alcuni mesi le elezioni regionali in Sicilia e la scena che si profila è la solita: i soliti “ammuini”, le solite cene, le solite promesse per ipotizzare improbabili alleanze di numero, ma non di sostanza, i soliti piani di ripartizione di incarichi e poltrone, senza che i cittadini vengano coinvolti in un percorso che è tutt’altro che semplice e tutt’altro che scontato.
Tutto questo mentre i problemi dei siciliani continuano a rimanere irrisolti, mentre la disoccupazione e la povertà aumentano, mentre le strade sono sempre più dissestate ed i lavori continuano a procedere a rilento, nonostante l’impegno di qualche assessore di buona volontà, dello stesso Presidente.
Pare che ci sia poca collaborazione, i cittadini elettori si disinteressano sempre di più dei fatti che, tuttavia, ne determinano la vita. Per loro non cambierà nulla a prescindere da chi sarà a governare questa straordinaria regione.
Ma non è così e basterebbe un po’ di buonsenso per comprenderlo. Il fatalismo non serve a cambiare le cose e noi di cose da cambiare ne avremmo parecchie.
Il cambiamento è sorretto dall’impegno, dal coraggio, dalla passione, dalla competenza, dall’onestà e se queste componenti se ne stanno a casa il problema non è il fato, ma la pigrizia fisica ed intellettuale di chi (tutti noi) avrebbe il dovere di scendere in campo ogni volta che può, persino quando parla con il fruttivendolo o il salumiere, perché l’opinione pubblica si forma ovunque, con chiunque, tutti i giorni.