Qualche tempo addietro, a Caserta, un gruppo di persone, tra cui alcuni professionisti, pare abbia costituito un’associazione a delinquere finalizzata a truffare le assicurazioni attraverso falsi incidenti automobilistici. 

Non è la prima volta che le nostre cronache si occupano di fenomeni di questo genere. Ricordo che a Palermo, pochi anni or sono, per riscuotere il premio assicurativo c’era gente che si procurava persino la frattura delle gambe, in cambio di qualche centinaio di euro. 

Il fatto assurdo e grave è che, questa volta, ad essere utilizzati per questo tipo di truffe pare fossero dei bambini di 10/11 anni, costretti a subire percosse e lesioni di ogni genere e di dichiarare di essere stati vittime di falsi incidenti automobilistici, al fine di consentire ai loro spregiudicati genitori di incassare i relativi risarcimenti. 

Invertendo il ruolo di vittime e carnefici in ambito familiare, due sorelle di Brescia, con la complicità di una terza persona, pare abbiano ucciso la loro madre e nascosto il cadavere, per poter gestire direttamente il suo consistente patrimonio immobiliare.

Fatta salva la presunzione di innocenza dovuta a chiunque, se questi fatti risultassero veri, mi chiedo, ma in che mondo stiamo vivendo? 

Che cosa ha provocato una simile deriva immorale e violenta, che coinvolge anche padri, madri, mogli, figli e persino bambini, cioè persone che dovrebbero amare ed essere amate? 

A chi si deve attribuire la responsabilità di sconcertanti episodi del genere? Quale segmento educativo è mancato ai presunti esecutori di simili delitti? 

È mancata la famiglia, lo Stato, il contesto ambientale, le parrocchie, i centri di aggregazione, i servizi sociali dei comuni? 

Cosa non ha funzionato, che ruolo ha giocato l’informazione? Io, al momento, non riesco a trovare una risposta per tanto efferato cinismo.