Ieri mattina, chiacchierando con un amico, è emersa una comune considerazione, nata da una domanda retorica che ci siamo posti: dove sono i politici di una volta? Purtroppo, non ci sono, ci siamo detti co un pizzico di amarezza, né ci sono i loro eredi, vale a dire coloro i quali avrebbero dovuto prendere il testimone, che gli è stato lasciato dai più nobili predecessori, per andare avanti lungo la stessa corsia, pur tenendo conto delle mutate condizioni.
Il discorso posto in questi termini, però, appare monco, quindi provo ad essere più chiaro con qualche esempio.
Il passaggio del testimone da una generazione all’altra non si è verificato perché nessuno ha spiegato alle generazioni successive chi fossero quei predecessori e cosa avessero fatto durante la loro vita.
Nessuno, e parlo soprattutto della scuola, ma non solo, si è preoccupato di spiegare ai giovani d’oggi chi fossero i La Malfa, i Berlinguer, i Moro, i De Gasperi, gli Ingrao, i Lombardi, i Nenni, i Malagodi, gli Almirante o, in campo sindacale, i Lama, i Vanni, i Carniti.
Come dovrebbero fare le generazioni attuali a capire la differenza abissale che c’è tra i politici ed i sindacalisti appena citati e quelli odierni, se nessuno glielo spiega? Come dovrebbero fare a comprendere che una cosa è battersi per la libertà dei popoli ed altra cosa è battersi per la libertà di infettare, se nessuno si sofferma ad illustrare per bene la storia d’Italia e la storia in generale?
Come dovrebbero fare le generazioni attuali a comprendere che una cosa è battersi per il diritto al lavoro ed altra cosa è mendicare un sussidio di stato, per restare a non fare nulla o a fare lavori in nero?
Come dovrebbero fare a capire che una cosa è scrivere la Costituzione italiana e battersi perché il popolo intero la condivida ed altra cosa è fare le conferenze stampa notturne dettando comode “regole d’ingaggio”?
Comprendere ciò che siamo e dove siamo arrivati, senza capire come abbiamo fatto e quali sono stati i protagonisti dei vari passaggi è molto difficile, forse addirittura impossibile. Tuttavia, solo così possono comprendersi, ma non giustificarsi affatto, le follie di chi, con un fotomontaggio, sostituisce la lugubre frase “Arbeit macht frei”, che campeggiava sui cancelli dei campi di concentramento tedeschi, con la frase “andrà tutto bene”, riferita al Covid.
La storia, purtroppo, si insegna poco e male, e l’educazione civica non si insegna quasi affatto, forse proprio perché bisogna rendere difficile fare paragoni.