Ci sono episodi della nostra vita che ci segnano talmente tanto che non li dimenticheremo mai. Uno di questi, almeno per me, è l’attentato alle Torri Gemelle.
Quando vidi in televisione il primo aereo “infilarsi” in uno dei due grattacieli di New York ero seduto al tavolo di un ristorante di Tusa, con me c’erano i miei collaboratori. Stavamo rientrando a Palermo provenienti da Messina, dove eravamo andati per rappresentare l’Assemblea Regionale Siciliana ai funerali di un caro collega.
Avevamo ordinato soltanto un secondo perché andavamo di fretta. Io avevo degli appuntamenti e non volevo arrivare tardi. Sulle prime, non mi resi conto di quanto stesse accadendo.
Quelle immagini che passavano in TV mi sembrarono tratte da un film di fantascienza, ma purtroppo non era così.
Ebbi appena il tempo di commentarle con stupore, quando mi resi conto che non erano affatto i fotogrammi di un film. In quel momento, infatti, mi accorsi che un secondo aereo si stava schiantando sulla seconda torre, mentre sullo schermo cominciavano ad essere diffuse le immagini di una tragedia: persone che scappavano, qualcuno che si lanciava nel vuoto, altri che venivano soccorsi, con una colonna sonora fatta di centinaia di sirene di ambulanze.
Né io, né gli altri clienti del ristorante, ovviamente, riuscimmo più a mangiare. Ci avvicinammo allo schermo per vedere e sentire meglio e lì capimmo che la storia del mondo, da quel momento in poi, sarebbe cambiata.
Fu esattamente ciò che accadde. Da quell’undici settembre del 2001, la storia del mondo cambiò drasticamente.
Oltre ai morti delle Torri Gemelle se ne contarono tanti altri, vittime della follia terroristica e degli effetti che essa provocò e provoca ancora.
Qualche anno dopo andai a New York, il cantiere per la ricostruzione di quel luogo di dolore era già stato aperto, oggi è completo, ma mi colpì soprattutto la vicina chiesa, molto frequentata da tanta gente, vi sono raccolte migliaia di fotografie, raffiguranti le vittime di quel giorno di assurda violenza.
Con amarezza, mentre anche adesso, ventuno anni dopo, prego per tutte le vittime innocenti di quella terribile fase storica, prego soprattutto per il popolo afgano, in particolare per le donne e i bambini, per i quali il tempo ha fatto un passo indietro, allontanandoli dalla libertà.