È la prima volta che il karatè è stato inserito tra le discipline olimpiche, prima non lo era. Pochi sanno però che il percorso perché venisse ammessa è cominciato a Palermo, alle Universiadi del 1997.
In quella occasione, allora ero Assessore regionale alla cooperazione, una mia collaboratrice, Gloria Cammarata, ed il marito, Gianni Volpe, entrambi atleti, istruttori e dirigenti della Federazione di Karatè, mi convinsero a chiedere al Comitato organizzatore, con cui avevo dei rapporti, in quanto membro del Governo regionale, l’inserimento di una dimostrazione di questo sport nell’ambito della cerimonia di apertura della competizione.
Fu un momento molto emozionante. Centinaia di giovani delle scuole siciliane di karatè, con indosso il tradizionale karategi bianco, si esibirono allo stadio, suscitando grande interesse nel numeroso pubblico e tra i dirigenti dei vari comitati nazionali universitari e olimpici, che cominciarono a discutere dell’argomento in questione.
Sul prato si svolse una sorta di danza, che mise in evidenza le potenzialità di questa disciplina così particolare.
Per ringraziarmi per quella iniziativa, che diede l’avvio al percorso di inserimento del karatè alle olimpiadi, la FILPJK mi conferì la cintura nera honoris causa di cui, da ex velocista, sono particolarmente fiero.
La Medaglia di Busà celebra quel particolare inizio, sarebbe davvero un peccato se la disciplina venisse nuovamente esclusa, come pare che si voglia fare.