Ho la sensazione che il tardivo, ma inappuntabile, avviso di garanzia recapitato mesi addietro all’ex componente del CSM Piercamillo Davigo e l’inconsueto buonismo dell’ANM facciano parte del “medesimo disegno destabilizzante”, mirante a dimostrare che la giustizia italiana non ha bisogno né di referendum, né di una profonda riforma, dato che “il sistema”, appunto, può fare da sé e quindi auto emendarsi. 

Per quanto mi riguarda, al contrario, la giustizia ha bisogno di una profonda riforma in ogni suo settore. 

Ha bisogno di una riforma che parta dalla separazione delle carriere, dalla responsabilità civile per i magistrati e dalla modifica della composizione del CSM e continui con il cambiamento delle varie procedure. A suo tempo, pur essendo consapevole che questo strumento non è certamente il migliore per fattispecie simili, sono andato a firmare per i referendum e continuerò a farlo se il Parlamento italiano non riprenderà a fare il lavoro per il quale viene profumatamente pagato.

Lo strumento referendario svolge un ruolo importantissimo, rappresenta uno dei più importanti strumenti della democrazia ma le riforme, soprattutto se sono articolate e complesse non si possono affrontare con un sì o con un no. 

Tuttavia, un sì o un  no possono far ben comprendere quale sia l’opinione del “popolo sovrano” rispetto alle questioni che hanno bisogno di un ampio consenso.

La pioggia, la neve e la cenere vulcanica

Se invece che in Sicilia ci fossimo trovati in Trentino Alto Adige o in Valle D’Aosta e invece di cenere come pioggia fosse caduta solo pioggia o neve, sono certo che sarebbero state già individuate e applicate rapide e idonee misure di risarcimento per cittadini e imprese. 

Noi meridionali, però, siamo molto riflessivi e ci stiamo ancora pensando. Un partito del Sud, un partito siciliano, serve anche a far capire che i problemi li abbiamo anche qui, che anche qui abbiamo bisogno di strade, ferrovie, lavoro e, nel caso specifico, di risarcimenti in caso di frequenti calamità come queste.  

Quando svolgevo le funzioni di parlamentare, ho provato più volte a porre all’attenzione dei miei colleghi il tema dell’approvazione di una legge organica riguardante gli interventi legati alle calamità naturali ed alla protezione civile. 

Ci ho provato in mille modi, parlando a lungo con tutti: maggioranza, opposizione, alte cariche dello Stato e persino cani sciolti.

Non sono riuscito nel mio intento e mi sono sempre chiesto perché una disposizione di semplice buonsenso, come quella di predisporre le misure di intervento nel casi indicati, non fosse riuscita a “bucare” la sensibilità dei parlamentari, neanche di quelli che avevano conosciuto direttamente il dolore ed i disagi provocati da alluvioni, terremoti, cicloni, eruzioni vulcaniche ecc.

Ci ho messo un po’ di tempo ma alla fine ho capito che nessuno avere voglia di strutturare un bel niente perché l’interesse era esattamente l’opposto: lasciare tutto nelle mani di chi è più forte al momento dell’evento al fine di operare con mezzi eccezionali, dunque più costosi.