La Formazione Professionale ha bisogno di una profonda e coraggiosa riforma che tuteli il personale, che modernizzi gli enti gestori, ma soprattutto che colleghi rigorosamente le richieste del mercato del lavoro con l’offerta formativa. 

Non possiamo permetterci il lusso di lasciare inevase migliaia di proposte di lavoro perché non sono disponibili le professionalità richieste, né possiamo consentire che ci siano ancora ragazzi che non abbiano raggiunto un livello di istruzione adeguata.

L’ignoranza e la disoccupazione sono la causa di tanti mali della nostra società, mentre la conoscenza, la competenza e la cultura ne costituiscono il motore propulsore, soprattutto in fasi storiche ed economiche come quelle che stiamo attraversando dopo il Covid.

Il premier Draghi, ad esempio, ha ottenuto l’assenso dell’Europa sul PNRR. Non ho mai avuto alcun dubbio sul fatto che l’U.E. tenga molto ai propri soldi e che non ci siano mani migliori a cui affidarli se non quelle di un banchiere. Tuttavia bisogna essere nelle condizioni di utilizzare questa enorme opportunità per colmare le differenze esistenti nel paese e adottare nuove normative di riferimento per settori più importanti: la giustizia, la burocrazia, l’istruzione e, appunto, la Formazione Professionale.

Il tema di oggi, però, è un altro: riuscirà il Parlamento a varare queste e le altre riforme che sono state richieste? Riuscirà a mettere d’accordo tutti su: giustizia, burocrazia, appalti? 

Poche opere e basta saranno sufficienti a riequilibrare le condizioni del Sud? Quanti San Giorgio sono già pronti a sconfiggere il Draghi? Il popolo cosa dice del mostro nato pochi anni addietro da un voto poco pensato?