di Vito Pirrone

In vista delle elezioni del 25 settembre prossimo, le varie formazioni politiche presentano i loro programmi 

L’atlantismo è  un  punto  primario del programma  del  centro destra,  un progetto  che si interseca anche con la  posizione del PD  e dei  sostenitori  della cosiddetta  “agenda Draghi”.

Più complessa è la posizione  sul fronte delle  riforme,  con il presidenzialismo e le autonomie su cui  puntano Fratelli d’Italia,per il primo, e la Lega,  per le seconde.  Il presidenzialismo diventa  un vero e  proprio spartiacque rispetto al  centro sinistra ed ai  propositi  moderati  del   centro.   

Alla  richiesta della Lega  di “meno tasse”, il PD risponde con la rimodulazione dell’IRPEF,  rilanciando, altresì,  anche sui diritti civili, lo ius  scholae  e la tutela dell’ambiente,   proponendo una modifica del reddito di cittadinanza  (che resta uno  dei  cardini del Movimento 5 stelle).

Elemento  divisivo tra centro destra e centro sinistra è la sicurezza e l’emergenza dell’immigrazione. Infatti,  il PD è   per l’accoglienza, mentre  la destra (FdI, FI, Lega) indica il respingimento  come soluzione  contro gli sbarchi dei clandestini.

L’“agenda  Draghi” è il  fiore all’occhiello  del programma di Calenda – Renzi.

Altro punto controverso è il PNRR, del quale  il centro destra chiede la revisione.

Invero,  sul PNRR, le riforme previste e concordate  con l’Europa sono già avviate dal governo uscente (come la riforma della giustizia e del CSM). Infatti, il PD insiste  sulla continuità della  “agenda Draghi”.

Invero, sulla giustizia si è investito  troppo poco e negli ultimi decenni l’efficienza non è stata la priorità.

Il centro destra, nel proprio programma,  propone  l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, la sostituzione del reddito di cittadinanza con misure che favoriscono  l’inclusione sociale,  la revisione del patto di stabilità,  nonché la rideterminazione delle autonomie  e meccanismi di perequazione.

Il  centro destra propone una riforma globale  della giustizia  e dell’ordinamento giudiziario,  con la definitiva separazione delle  carriere tra magistratura giudicante ed inquirente, la riforma del CSM, con l’effettiva responsabilità del magistrato per errori  commessi nell’esercizio delle funzioni, garantendo la terzietà del giudice. Avanzando, altresì, la riforma dell’istituto  della  prescrizione nel processo penale,  con la reintroduzione  dei tempi processuali, il cui superamento determinerebbe la prescrizione del reato.  Ritiene, inoltre, che vadano riformati  sia il processo civile che quello penale; velocizzare i processi con tempi  ragionevoli,certezza della pena e garantire l’effettività di tutela alle vittime di reati  previsti  dal c.d.  “codice rosso”; prospettando la necessità di porre  limiti  all’impugnazione da parte del P.M.

Il  c.d. terzo  polo (Azione – Iv)  propone, sulla giustizia, di  proseguire sulle riforme  “Cartabia”,  con l’approvazione della separazione delle carriere  tra giudici e P.M., per assicurare l’effettiva parità  tra accusa e difesa e  la revisione del CSM, al fine di superare  drasticamente il sistema delle correnti, definendo l’attuale riforma  “ timida”,  poiché non elimina  le correnti.

Il terzo polo prospetta una riforma della custodia cautelare, considerato che oltre un terzo degli attuali detenuti non  ha subito ancora una sentenza di condanna. Al fine di velocizzare i tempi processuali  e migliorare il  sistema,   indica  una seria incentivazione dei riti alternativi.

Ritiene, altresì, opportuno il ripristino  della prescrizione  dei reati e la  previsione  di norme  che riducano i casi di impugnazione  da parte del pubblico ministero.   

In relazione al processo civile si  propone  la mediazione endoprocessuale, quale  strumento  di deflazione del contenzioso.  

Per detto gruppo è  necessaria una riforma del sistema penitenziario  che garantisca le finalità  rieducative  della pena contenute nel dettato costituzionale.

Il PD avanza  modelli di formazione  comune tra avvocati e magistrati,  favorendo  una circolarità  di esperienze; indica, altresì,   che una migliore giustizia si può  ottenere valorizzando gli strumenti  di giustizia ripartiva,  superando  l’impostazione  di un sistema penale incentrato sul carcere, utilizzando  misure alternative.

Il PD, inoltre, ritiene necessaria una modifica della legge Severino.

Alla crisi della giustizia, Più Europa risponde proponendo un recupero dei valori costituzionali,  e assicurando la separazione  fra poteri dello Stato, l’imparzialità e l’indipendenza dei giudici,  garantendo l’equo processo e la presunzione di  innocenza, con la parità delle armi tra accusa e difesa, eliminando la figura dei magistrati fuori ruolo e stabilendo il divieto di  ritornare in  servizio per i magistrati  eletti a cariche pubbliche.

Tale gruppo propone, altresì, l’estensione della depenalizzazione e l’applicazione  di forme di giustizia ripartiva, con una  profonda riforma del sistema penitenziario i cui ruoli di vertici non devono essere coperti da magistrati, ma da  professionalità adeguate.

Per il Movimento 5 stelle necessita una norma  che sospenda il decorso del tempo quando viene esercitata l’azione penale; chiede, altresì, la riforma della materia dei reati contro la P.A, nonché il potenziamento  delle  misure  di  contrasto  a forme di  violenza  contro le donne.

FI  assicura : “più garanzie per  ciascuno”;  il  PD : “una  giustizia più veloce”, mentre 5 stelle : “una  giustizia al servizio del cittadino”.

Intanto, in attesa delle elezioni, il governo  continua ad esercitare pienamente la propria azione di governo in considerazione delle scadenze con l’Europa. Infatti,  alcuni  decreti legislativi potrebbero arrivare al traguardo come  la riforma del processo civile e del processo penale, che il ministro della giustizia ha ottenuto l’approvazione il 28 luglio e il 4 agosto u.s. dal C.d.M., e anche se il tema è politicamente  sensibile, il governo ha  la possibilità  di varare i due provvedimenti entro ottobre.

È stato fatto notare  che la destra sovranista  ha dichiarato di volere rivedere il PNRR. Naturalmente tutto potrebbe modificarsi, ma il PNRR consiste in un accordo  stipulato tra uno Stato membro e la Commissione  europea, che ha scadenzato  semestralmente specifici obiettivi e specifiche riforme  da realizzare  semestre per semestre.

I fondi semestrali che uno Stato membro riceve, sono condizionati  all’adempimento  degli obiettivi e delle riforme fissate per quel dato semestre. Una decisione  di revisione  ingiustificata o unilaterale, bloccherebbe l’assegnazione dei fondi. Il cambiamento di un governo  non è una circostanza oggettiva.

Se questi  sono i programmi proposti dai vari gruppi politici, non si può  non considerare  che  finita l’era delle ideologie, l’elettore  si muove per ondate emotive che coincidono coi picchi di partecipazione. Sicché  la campagna elettorale è diventata una lite  quotidiana su chi offre più tutela ai  cittadini.  Manca la capacità di andare oltre.