Dopo la nomina dei ministri del governo Draghi molti sono rimasti delusi per l’assenza di siciliani.
Non so se Draghi contribuirà a risollevare le sorti della nostra regione, lo vedremo e sinceramente me lo auguro, anche se, per quello che si vede in giro, qualche dubbio ce l’ho.
Mi permetto, però, di sostenere che il problema non riguarda le origini anagrafiche dei ministri o dei sottosegretari.
I siciliani al governo sono stati tanti e lo è il capo dello Stato, così come tanti sono stati i parlamentari siciliani o meridionali.
Il problema è che nessuno di loro, me compreso, ha mai risposto ad un partito siciliano o meridionale perché dovevano il loro mandato a liste di partiti nazionali che prendevano e continuiamo a prendere i voti al Sud e le decisioni altrove.
Se i ministri, i sottosegretari ed i parlamentari siciliani e non, continueranno a prendere ordini dai salotti romani non cambierà nulla.
Ecco perché serve un partito meridionalista: perché, come accade da sempre in Valle D’Aosta ed in Trentino Alto Adige, le decisioni devono essere prese dove vengono presi i voti e gli eletti devono rispondere al territorio che li esprime.
In Sicilia questo, di fatto, non è mai accaduto ed i risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi: si passa dal 61 a 0 del centrodestra al 61 a 0 grillino senza che per la Regione sia cambiato nulla.
Il problema del Sud e della Sicilia, infatti, non è avere o non avere ministri siciliani o meridionali, ma non avere ancora dato vita ad un forte partito che rappresenti le ragioni del Mezzogiorno e che formi una classe dirigente che risponda alle esigenze di questo territorio.
Lo ripeto, fino a quando i voti si prenderanno al Sud e le decisioni si prenderanno al Nord o a Roma si potrà pure avere un intero governo di siciliani, campani, pugliesi, ecc. ma sarà sempre la stessa cosa: non avremo né strade, né autostrade, né ponti, né porti, né scuole, né alta velocità, né lavoro.