In questi giorni, ma non è la prima volta che accade, stiamo imparando una cosa nuova, ma non tanto, dato che, nella storia d’Italia, pre e post unitaria, pre e post bellica, il fenomeno si è ripetuto tante volte. 

Secondo la stampa di regime, sempre pronta ad esprimere sferzanti giudizi, spesso fondati sui soliti pregiudizi, quando i transfughi di altri partiti vanno in soccorso del centrodestra sono degli “ignobili voltagabbana”, ovvero “dei venduti da mettere all’indice” e condannare senza appello. 

Quando invece i transfughi di altri partiti vanno in soccorso del centrosinistra, ovvero di governi in cui la sinistra è determinante, come accadde con il secondo governo guidato da Giuseppe Conte, non sono degli “ignobili voltagabbana”, ma dei “responsabili che vogliono il bene del paese” e per questa ragione piegano la loro cultura all’interesse generale. 

Tutto questo mentre si continua a non parlare né di infrastrutture, né di lavoro, né di scuola, né di salute, né di Sud, né di Sicilia, tutti argomenti che continuano a rimanere marginali, se non addirittura dimenticati.

Purtroppo, la politica è diventata sempre più un teatrino, una sorta di avanspettacolo che va in scena negli emicicli di Camera e Senato.

Il diverso peso dei transfughi

In questi giorni, ma non è la prima volta che accade, stiamo imparando una cosa nuova, ma non tanto, dato che, nella storia d’Italia, pre e post unitaria, pre e post bellica, il fenomeno si è ripetuto tante volte. 

Secondo la stampa di regime, sempre pronta ad esprimere sferzanti giudizi, spesso fondati sui soliti pregiudizi, quando i transfughi di altri partiti vanno in soccorso del centrodestra sono degli “ignobili voltagabbana”, ovvero “dei venduti da mettere all’indice” e condannare senza appello. 

Quando invece i transfughi di altri partiti vanno in soccorso del centrosinistra, ovvero di governi in cui la sinistra è determinante, come accadde con il secondo governo guidato da Giuseppe Conte, non sono degli “ignobili voltagabbana”, ma dei “responsabili che vogliono il bene del paese” e per questa ragione piegano la loro cultura all’interesse generale. 

Tutto questo mentre si continua a non parlare né di infrastrutture, né di lavoro, né di scuola, né di salute, né di Sud, né di Sicilia, tutti argomenti che continuano a rimanere marginali, se non addirittura dimenticati.

Purtroppo, la politica è diventata sempre più un teatrino, una sorta di avanspettacolo che va in scena negli emicicli di Camera e Senato.

Nei comportamenti e nelle idee dei vari sedicenti leader, infatti, non c’è più lungimirante strategia, ma miope tattica, in cui non ci sono più autorevoli protagonisti, ma autoritarie comparse ed in cui la regia non ha mai messo piede in un teatro, ma conosce bene le dinamiche del botteghino.