L’Italia non supera la crisi se non riallinea le proprie condizioni economiche e di vita, partendo dalla perequazione sociale, occupazionale ed infrastrutturale tra Nord e Sud.
Il Mezzogiorno deve essere messo nelle condizioni di contribuire di più di quanto non faccia alla formazione del PIL, ma per farlo ha bisogno di strade, autostrade, ferrovie, porti e soprattutto del ponte, indispensabile a catturare il traffico merci che attraversa il Mediterraneo.
Diversamente la Lombardia, passata dal 17° al 44° posto in Europa ed il Veneto, passato dal 36° al 74°, scenderanno ancora nella classifica perché vedranno restringersi il loro mercato.
Il Sud, inoltre continua a perdere residenti e di conseguenza anche rappresentanza parlamentare e non riesce ad uscire dalla condizione di disagio in cui è stato condannato da decenni di incuria e disinteresse.
Tutto questo accade mentre le prime somme del Recovery Fund cominciano ad essere spese e, prima o poi, dovranno pure essere restituite a suon di tasse.
Tuttavia, “è difficile che possa chiedere sacrifici al paese una classe politica ritenuta inetta o corrotta. In democrazia più che altrove vale la forza dell’esempio.”
La frase, tratta dall’intervista sulla democrazia laica del 1987, è del grande Giovanni Spadolini, storico, giornalista, leader del PRI, presidente del Consiglio e del Senato, ma sembra essere stata travolta da un governo che, salvo il suo presidente, continua a mostrare la sua inadeguatezza, a sprecare risorse e ad imporre sacrifici senza avere né l’autorevolezza, né la competenza richieste. La Sicilia e il Sud, infatti, restano sempre indietro e rischiano molto di più delle altre regioni.