Il potere ha sempre temuto la cultura, oggi più che mai, dato che il potere è interpretato a livelli raramente più bassi nella storia del Paese.
Solo così si può spiegare, durante il Covid, la mancata riapertura delle biblioteche, che non sono di certo luoghi da assembramento, in cui gli utenti si spingono l’un l’altro per poter entrare e trovare un posto a sedere.
Men che meno lo sono le biblioteche catanesi, come la straordinaria Civica e Ursino Recupero, ormai abbandonata a se stessa, nonostante la passione e l’impegno diuturno della sua direttrice e di un manipolo di aficionados.
Per non parlare della sede di via Gallo, ristrutturata con i fondi del Ministero dell’Economia e successivamente abbandonata nelle mani di occupanti abusivi, che la usano per scopi innominabili, noti a tutti e mai repressi da nessuna autorità né amministrativa, né di pubblica sicurezza.
Ebbene sì, certe cose si possono spiegare solo con la paura della cultura da parte delle autorità competenti che sanno ma non agiscono.
La cultura costituisce la base per la crescita di qualsiasi società, il sostegno al mondo dell’istruzione, a qualsiasi livello, rappresenta il primo passo verso il superamento di qualsiasi condizione di crisi, eppure, nella scala delle priorità, il sostegno alla cultura ed all’istruzione occupa sempre le posizioni più basse, a tutto vantaggio di chi ha studiato all’estero e viene ad occupare i posti di lavoro di chi, pur essendo italiano, è stato costretto ad andar via per studiare in maniera dignitosa.