Buongiorno agli amici ed ai lettori di METROPOLIS Più. Ci sono alcune questioni che, fino a quando non ci coinvolgono direttamente, preferiamo ignorare, come se non esistessero o riguardassero extraterrestri della cui sorte ci interessa poco.
Parlo delle malattie, del dolore proprio, di quello altrui, del carcere, del disagio, della crisi economica e di tante altre situazioni che, quando capitano a noi direttamente, ci fanno rimettere i piedi per terra e ci impongono di guardare le varie situazioni in maniera profondamente diversa di quanto non ci accada di solito.
Credo che uno Stato davvero aderente alle esigenze dei cittadini dovrebbe sostituirsi alla distrazione dei più, per prevenire e curare questioni per le quali la semplice solidarietà personale, posto che vi sia, non basta.
Insisto sulla necessità di potenziare l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado, poiché penso che conoscere le regole della civile convivenza, conoscere le modalità di funzionamento dello Stato e delle Istituzioni in genere, si importante quanto conoscere la data di nascita di Napoleone o le poesie di Carducci.
La mia sensazione è che un concetto così elementare non trovi reale accoglimento perché governare un popolo di ignoranti, che non conoscono i propri diritti ed i propri doveri, faccia comodo un po’ a tutti.
Fa comodo a chi governa, perché manipolare gli ignoranti è più facile, ma fa comodo anche ad un sistema che, nel tempo, si è infarcito di consulenti, Caf, patronati e quant’altro serve ad inserirsi nei rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione.
Questo non significa che strutture del genere non servano, tutt’altro, servono e come ma solo se non diventano strumenti di condizionamento, come purtroppo accade spessissimo.