Il pasticcere dal quale abitualmente compro i dolci, ha letto un  mio post sull’appello che Conte, alcuni mesi addietro, ha rivolto a Chiara Ferragni e Fedez, a proposito dell’invito che dovrebbero rivolgere ai giovani, affinché usino le mascherine, ed ha letto pure la mia considerazione sulla scarsa credibilità riservata a genitori, insegnanti, ed istituzioni in genere. 

“I genitori,” mi ha detto, “devono fare i genitori, non gli amici complici. Se i figli non studiano o non rispettano le regole devono prendersela con loro non con gli insegnanti. 

I cittadini che hanno scelto politici incapaci devono fare autocritica, non devono stupirsi”. Come dargli torto?   

Tuttavia credo che il fatto che un leader di governo si sia rivolto a degli influencer non debba stupirci affatto. Non è la prima volte che per affermare un prodotto o un comportamento ci si rivolga a dei testimonial.

È per questo motivo che non penso che ci si debba affatto stupire. Credo, invece, che ci si debba rigorosamente interrogare sul perché due influencer siano più credibili dei familiari, degli insegnanti e soprattutto delle istituzioni e dei politici che ci governano. 

Credo che aver costantemente colpito i valori fondanti della famiglia e dello Stato ne abbia determinato una perdita di autorevolezza, che rischia di affidare a terzi le sorti della nostra vita.

Le Istituzioni pubbliche hanno il dovere di riacquistare la credibilità che hanno perduto operando con onestà, competenza, efficienza, efficacia e trasparenza. 

Gli influencer, i testimonial possono sostenere un prodotto, ma se il prodotto non è buono il loro intervento potrebbe sortire l’effetto inverso di quello auspicato.