Più volte ho sostenuto che, fino a quando la Sicilia ed il Sud non saranno capaci di dare vita ad un proprio partito che risponda al territorio, i parlamentari eletti, a prescindere dall’appartenenza, dovranno continuare a rispondere alle lobby ed ai salotti che controllano le segreterie nazionali.
Oltre ad un partito meridionale, però, bisogna contribuire a far nascere un nuovo cittadino meridionale che sia consapevole dei suoi diritti, dei suoi doveri, dei suoi vizi e delle sue virtù.
In tal senso, la rappresentatività parlamentare non è affatto uno spreco, anche se alcuni l’hanno considerata tale. La rappresentatività parlamentare, invece, è una garanzia democratica.
Pensare che la riduzione dei deputati e dei senatori abbia costituito la panacea per tutti i mali della politica significa voler imbrogliare quanti, giustamente, ne sono delusi.
Il taglio approvato con il recente referendum rappresenterà una vera e propria desertificazione di interi territori che rimarranno senza parlamentari, con particolare riferimento al Sud ed alla Sicilia.
La riduzione metterà nelle mani di pochi le sorti del paese. La politica cambia con la partecipazione, che certamente non è surrogabile con nulla.
La politica di oggi, però, non vuole affatto la partecipazione, semmai vuole il consenso, anzi vuole un consenso facilmente manipolabile.
Per certi leader che passano per liberali e per democratici la partecipazione è un fastidioso orpello di cui fare volentieri a meno.
Il taglio dei parlamentari è andato in questa direzione e gli oligarchi che reggono le segreterie politiche dei partiti nazionali ne sono lieti. Credo che i cittadini dovrebbero esserlo meno, ma ancora non se ne rendono conto. I cittadini hanno bisogno di tempo!