Grazie a quanti, al referendum, hanno votato per la riduzione dei parlamentari il Centro Nord avrà 256 deputati e 129 senatori, mentre il Centro Sud e le Isole avranno 136 deputati e 67 senatori.
Questo sarebbe stato un motivo più che valido per impedire che ciò avvenisse. Tuttavia è avvenuto e adesso il Sud non avrà la forza neanche per deliberare l’acquisto di un bicchiere d’acqua, anche perché non solo avrà un numero inferiore di rappresentanti, ma li avrà eletti su liste di partiti nazionali, notoriamente compilate da chi ha la forza economica per poter “convincere” le varie oligarchie a orientarsi in un modo o nell’altro.
La partitocrazia dei salotti della speculazione nordista e dei teatrini della politica romana vogliono lasciare il Sud e le isole senza infrastrutture e senza rappresentanti e ci stanno riuscendo con la complicità di quei meridionali che non intendono raccogliere l’appello per la nascita di un partito post ideologico, siciliano e del Sud.
E invece è urgente che un partito della Sicilia e del Mezzogiorno nasca, cresca e restituisca dignità, ruolo e ricchezza a questa parte del paese, costantemente rapinata dalle logiche corrotte e appropriative dei partiti nazionali.
Certo, la palese differenza numerica non aiuta ma è assolutamente coerente con il minor numero di chilometri di autostrada, con il minor numero di chilometri di ferrovia, con il minor numero di occupati, con il minor numero di chilometri di reti di distribuzione idrica ed elettrica.
Quella che è stata realizzata con la riduzione dei parlamentari è stata una perequazione al contrario, man forse è proprio quello che ci meritiamo: pochi rappresentanti male assortiti ed asserviti a logiche che ci sono estranee, che non rispondono alle esigenze dei territori più deboli.