Ogni tanto, andando in giro per negozi, mi capita di incontrare delle persone che si affrettano a dirmi che mi “seguono”, con ciò intendendo dire che seguono i miei articoli su METROPOLIS Più ed i miei post su facebook.
La cosa, com’é ovvio che sia, mi fa davvero parecchio piacere, soprattutto se riguarda amici sinceri, che esprimono affetto, simpatia e attenzione per quello che faccio ormai da diversi anni.
Non mi gratifica affatto, invece, quando a dirmelo sono i soliti ipocriti pronti a seguire chiunque, qualunque cosa dica o faccia, a patto che ne traggano un interesse specifico e concreto che li riguardi direttamente.
A questi ultimi uso dire che il fatto che mi seguano, cioè che stanno dietro di me, mi preoccupa, perché le coltellate più pericolose vengono date alle spalle.
Per troppi anni noi siciliani ci siamo fidati, per troppi anni abbiamo silenziosamente tollerato le malefatte subite.
Per troppi anni, talvolta in maniera complice, abbiamo conferito la nostra delega a persone che non la meritavano, o, peggio, l’abbiamo venduta in cambio di qualche miseria di poco momento.
Ora però bisogna invertire la rotta e trovare la forza per cambiare sistema e comportamenti, perché la partecipazione non può essere surrogata da nulla e noi, non possiamo pretendere che a toglierci dagli impicci siano altri.
Nessuno verrà a risolverci i problemi, dobbiamo risolverceli da soli e dobbiamo farlo con competenza, con coraggio, con onestà e con passione.
DIVABILE è meglio che disabile
È vero, le parole sono una convenzione, ma la parola disabile vi confesso che non mi piace, la considero inadatta ed incompleta ad esprimere una condizione che è molto più articolata di quanto non si possa pensare.
Per questo motivo preferirei si dicesse persona con disabilità, oppure persona diversamente abile, dunque non disabile ma semmai DIVABILE.
Lo so che il termine non esiste, ma potremmo inventarlo noi del web, com’è accaduto diverse altre volte con successo.
Credo che sulle persone con disabilità dovremmo aprire un confronto partendo dai concetti di assistenza e di pari opportunità, che troppo spesso sono disattesi o ingiustamente ed illegalmente trascurati.
Chiunque di noi è una potenziale persona con disabilità, spesso non ci pensiamo credendo di essere immuni, ma non lo siamo affatto.
Da un momento all’altro potremmo essere vittime di un incidente o potremmo contrarre una malattia che cui impedisce di svolgere le attività che svolgevamo prima, dunque trascurare il mondo delle persone con disabilità rappresenta un grave errore da qualsiasi lato si voglia prendere in considerazione il problema.
Una società giusta è tale se è giusta verso i più deboli. La forza di una catena si misura dalla forza del suo anello i più debole, non certo da quello più forte.
Nel caso in specie, il lavoro da compiere deve riguardare le Istituzioni pubbliche, com’é ovvio che sia, ma anche ciascuno di noi, che non possiamo dimenticare di far parte della stessa società della quale fanno parte le persone con disabilità, anche se talvolta ce ne dimentichiamo.