Le infrastrutture costituiscono la premessa per qualsiasi modello di sviluppo in qualsiasi settore della società.
La Sicilia ha bisogno di una classe politica capace di imporre la realizzazione di un sistema integrato di infrastrutture: strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, impianti e reti informatiche ed energetiche capaci di ridurre i costi di produzione, ma anche i tempi del trasporto commerciale e degli spostamenti turistici a partire dal ponte.
Avere le infrastrutture e non avere il ponte sarebbe come vivere in una bella casa ma non poter uscire per fare la spesa o per visitare un museo, ma vuol dire anche perdere l’opportunità di intercettare le circa 50 mila navi che ogni anno solcano il Canale di Sicilia e invece di scaricare da noi le loro merci le scaricano in Germania.
E vuol dire pure fare in modo che il valore aggiunto delle lavorazioni delle produzioni realizzate nella nostra regione e nelle altre del sud colmi il gap occupazionale che in questo momento è presente rispetto ad altre parti del Paese.
In tal senso, dire che certi ostruzionismi sulla realizzazione del ponte sono penosi è troppo poco, poiché sono dei veri e propri assassini dell’economia e dello sviluppo di cui la Sicilia, il Sud e l’intero Mediterraneo hanno bisogno.
Alcuni parlamentari in cerca di visibilità conoscono così poco la legge che pensano che ne serva una specifica per riattivare le procedure per la realizzazione del Ponte di Messina e non è vero.
In realtà, a loro volta, non fanno neanche questo e presentano una sorta di volantino che propone un referendum consultivo su un’opera ovvia che riguarda l’intera Europa e pure oltre.
La realizzazione del ponte non ha bisogno di nuove leggi, il ponte era già stato appaltato. Il ponte ha solo bisogno della volontà politica dei partiti nazionali, che oggi non lo vogliono ma ai quali i citati distratti parlamentari aderiscono.