Alcuni mesi addietro, l’allora commissario della Lega Nord, on. Candiani,  ma l’idea è balenata anche nella mente di altri leader politici di ogni schieramento, ha sostenuto che alle elezioni regionali bisognerebbe andare con liste bloccate, come per le elezioni nazionali. 

Si tratta di una proposta che considerare offensiva è davvero poco, poiché non è rivolta solo alla tutela elettorale dei vari leader, o a garantire una maggioranza stabile, entrambe cose discutibili nella forma prescelta, ma comprensibili, bensì di assicurare la formazione di un’intera classe parlamentare quasi del tutto sganciata dagli elettori, ma fortemente legata ai partiti, anzi alle loro, sempre più ristrette e debordanti, oligarchie nazionali e locali. 

Insomma, ancora una volta, c’è chi tenta di limitare il potere dei cittadini nella scelta dei propri rappresentanti. 

Ridurre il numero di parlamentari e bloccare le liste, come si è in parte già fatto, significa cancellare la democrazia e finire nelle grinfie di un manipolo di delinquenti al servizio dell’economia speculativa pronta a sfruttare il Sud e la Sicilia. 

Un’operazione del genere, contro la quale bisogna battersi con tutte le forze, si metterebbe sotto i piedi la sovranità popolare, fortemente voluta dai padri costituenti, poiché, a quel punto, la sovranità non apparterrebbe affatto al popolo bensì ai poteri forti, o forse ai “cicisbei” ed alle “favorite” di qualche leader, che infarcirebbe le proprie liste di genuflessi personaggi buoni a nulla ma capaci di tutto. 

Non credo che si tratterebbe del trionfo della democrazia, credo che qualcuno sta già pensando in questa direzione e ritengo indispensabile che la sovranità popolare vada difesa e soprattutto formata.