I miei gatti seguono con interesse e curiosità il libro che ho pubblicato alcune settimane addietro, dopo aver messo ordine a centinaia di pagine di appunti e ricordi annotati nel tempo, tra una cosa e l’altra.

Il libro si intitola “I solitari di Napoleone” e racconta una serie di episodi che mi è capitato di vivere negli ultimi 65 anni trascorsi a svolgere più di una funzione sia pubblica che privata, a contatto con familiari, amici, parenti, conoscenti, avversari, politici, ecc. 

Mentre andavo avanti nella stesura del testo, mi passavano davanti centinaia di persone che, in un modo o nell’altro, hanno contribuito a formarmi come bambino, come adolescente, come studente, come atleta, come dirigente sportivo, come persona, come professionista, come sindacalista, come pubblico funzionario, come giornalista e come politico. 

Ricordarli in questo viaggio che ho compiuto credo sia stato il modo migliore per ringraziarli per quanto, nei limiti delle loro possibilità e delle mie, hanno fatto per me e per ciò che ho potuto rappresentare nella vita. 

Anche i gatti, con i loro sguardi, con i loro gesti, con i loro modi di fare, mi hanno insegnato qualcosa, molto di più di quanto non si possa pensare. 

Gli antichi egizi consideravano i gatti come delle divinità, osservarli e cercare di comprendere le loro dinamiche emotive e comportamentali può essere utile a tutti coloro i quali sono sempre alla ricerca di ciò che non si conosce. 

Forse è per questa ragione che i miei gatti sono molto contenti di essere stati abbondantemente citati e, in questo periodo, mostrano di volermi stare accanto più del solito.