”Bisogna pagare di più un dipendente pubblico al Nord che al Sud perché il costo della vita è diverso”. Lo ha detto Beppe Sala, sindaco di Milano.
Ma Sala non era di centrosinistra? E la sinistra non è sempre stata contraria alle vecchie gabbie salariali, superate alla fine degli anni 60?
Riproporle oggi vorrebbe dire tornare indietro nel tempo, ma significherebbe anche certificare che, a livello di stipendio, esistono due Italie, ma anche che la sinistra non c’è più. I siciliani non possono che essere contrari a qualsiasi modello che crei differenze e per questa ragione difendono e propugnano la perequazione sociale e infrastrutturale.
Se dovessimo applicare lo stesso teorema che Sala avrebbe voluto applicare ai salari, in palese violazione con l’art. 3 della Costituzione italiana, dovremmo poterlo fare anche per le tariffe dei servizi, con il costo dei biglietti aerei e ferroviari, con il prezzo delle automobili e dei carburanti: costino meno i dove è minore uil salario, anzi, costino meno i dove è maggiore la disoccupazione.
Continuare sui questa falsariga, però, significherebbe soltanto fare il gioco dei peggiori, di quelli che auspicano l’impoverimento generale del Paese.I siciliani non ci cascano e no vogliono né gabbie salariali, né elemosine di Stato.
I Siciliani vogliono gli stessi chilometri di autostrade che ci sono al Nord, la stessa alta velocità, le stesse aule scolastiche, gli stessi impianti sportivi, l’ergastolano stesse opportunità di sviluppo che gli sono state negate dall’unità d’Italia in avanti.
Tutto il resto non serve neanche a stimolare una banale provocazione perché sulla vita dei siciliani nessuno deve permettersi di scherzare.