Procuratori della Repubblica che vengono arrestati, magistrati che svelano il metodo delle imputazioni a scopo politico nei confronti di alcuni leader, ministri che si sovrappongono ai giudici ed esprimono sentenze usando i decreti, carceri che esplodono ma non rieducano ed altro.
Questa è l’immagine desolante del sistema giudiziario italiano e, da garantista convinto, non mi basta che i magistrati, dopo aver distrutto fette di democrazia, si arrestino tra loro, non è la vendetta o lo “sputtanamento” che bisogna auspicare.
Vorrei, invece, che si impedisca che accuse pretestuose distruggano la vita di innocenti e sentenze assolutorie liberino colpevoli.
Vorrei che i tempi della giustizia fossero certi e celeri, vorrei che a svolgere l’alta funzione di giudicare siano persone equilibrate e di buonsenso, vorrei che in carcere ci finisse chi è davvero pericoloso, vorrei che una volta in carcere si tenti il recupero del detenuto.
Sono queste le cose che vorrei da una giustizia riformata, ma non sono le uniche. Vorrei anche uffici giudiziari in cui i fascicoli non si perdano, in cui i computer funzionino, in cui gli impiegati non siano costretti a lavorare in mezzo alla polvere, senza luce e senza impianti di condizionamento o di riscaldamento.
Insomma, quello che vorrei è un Paese che tratti il mondo della giustizia con grande attenzione, con la stessa attenzione con la quale si deve trattare il mondo della sanità e quello della scuola, tutti e tre settori che, invece, vengono spesso trascurati, nonostante si occupino di funzioni e diritti fondamentali: la libertà, la salute e l’istruzione.