Le casse dei supermercati, cos’ come gli sportelli degli uffici pubblici in cui si fa la coda per ottenere un servizio, sono vere scuole di vita che ciascuno dovrebbe frequentare con attenzione e profitto. 

Nei mesi scorsi, nel supermercato che si trova vicino casa mia, una signora, che, come me, faceva la fila per pagare, rivolgendosi ad un’altro cliente, che le stava dietro, l’ha rimproverato perché, pur indossando la mascherina, l’aveva messa al di sotto del naso. 

“Sono venuta qua per comprare la pasta,” gli ha detto la signora, “non per farmi contagiare da gente come lei. Se la pasta non è buona la restituisco e mi rimborsano subito, ma se muoio a causa del coronavirus per avere giustizia dovrò aspettare che muoia anche lei, e magari ci vorrà tanto tempo, forse più che all’INPS”. 

Credo che la signora in questione, senza saperlo, ha realizzato uno spot contro la pandemia, che meglio non avrebbe potuto neanche un esperto pubblicitario. 

Se ciascuno di noi, davanti ad una violazione qualsiasi rispondesse in maniera analoga,  con la stessa decisa veemenza, probabilmente, calerebbero i contagi, aumenterebbe il rispetto reciproco, si evaderebbe meno il fisco, le città sarebbero più pulite, ecc. 

La partecipazione attiva ai processi civili, alla vita pubblica, alle varie fasi che si attraversano, costituisce l’elemento essenziale per migliorare il grado di civile convivenza e la qualità dell’esistenza di ciascuno.