La richiesta viene pressantemente avanzata soprattutto da anziani e caregiver e riguarda l’utilizzazione a fini sociali dei destinatari dagli attuali percettori del reddito di cittadinanza che, senza particolari difficoltà, si potrebbero occupare di attività complementari come: accompagnare le persone non autosufficienti, portare a domicilio la spesa, ecc.
Una richiesta analoga proviene dai sindaci, i quali suggeriscono la possibilità di poter utilizzare i percettori del reddito di cittadinanza per attività di manutenzione del verde o della rete stradale. Salvo impedimenti fisici, non sembrano proposte assurde.
Non lo sembrano soprattutto alla luce del fatto che le risorse di cui il Paese dispone non sono tante e non possono essere affatto sprecate.
Il reddito di cittadinanza ha costituito, e può ancora costituire, un ammortizzatore sociale ma non certo nella sua attuale formulazione.
Certo, il presupposto che fosse rivolto a persone in attesa di collocazione lavorativa appariva come una baggianata sin da lontano, ma almeno una fase di formazione obbligatoria o di riqualificazione destinata al reinserimento non sarebbe stato male prevederla.
Credo che questi concetti, sia pure lentamente, stiano diventando patrimonio di tutti, dunque credo che i tempi per una riforma funzionale alla produttività del costo e dell’investimento sia possibile oltre che auspicabile.
Mi auguro che non si perda tempo perché una cosa è aiutare chi non lavora, altra cosa è mantenere chi non ha voglia di lavorare.