La crisi conseguente al dilagare del coronavirus sta facendo emergere l’inadeguatezza delle tradizionali logiche sovraniste rispetto a problematiche che assumono valenza globale.
I singoli stati, da soli, non ce la fanno, non possono farcela, quindi si impone un profondo ripensamento di istituzioni come l’Unione europea, che non può restare a metà del guado, priva di un’organizzazione che si occupi strutturalmente ed armonicamente di difesa, di politica estera, di sanità, di giustizia.
Se il vecchio continente non vuole essere travolto dai tempi, restando soltanto al livello di semplice agente monetario e commerciale, deve decidere se preferisce essere soltanto strumento finanziario, oppure diventare anche regolatore dei comportamenti negli altri campi di cui si è detto
Certo, la scelta non è facile, anche se è indispensabile, e deve avvenire in tempi brevi, dato che il blocco cinese, quello americano e quello russo si stanno già attrezzando e stanno già acquisendo il monopolio dei fattori produttivi, delle materie prime, dei sistemi di trasporto e della logistica, che rappresentano i pilastri sui quali si fonda qualsiasi modello di sviluppo.
Anche l’Italia si deve dare una smossa. Il tavolo di ascolto delle opposizioni ha ridotto il livello di tensione tra i partiti. Adesso, però, bisogna cominciare a guardare al dopo, sia in termini di ripresa economica, sia in termini di condizioni di vita.
Pertanto auspico un tavolo operativo fondato sul buonsenso e sulla competenza che predisponga un piano concreto rapido, ben concertato e soprattutto efficace.