La forza e la celerità della scienza, il buonsenso della maggior parte delle persone, anche se non di tutte, alcuni provvedimenti normativi ben assestati e la buona volontà di chi si è tirato su le maniche ed ha ripreso a lavorare stanno mettendo il Paese nelle condizioni di ripartire, sia pure tra mille difficoltà.
Fino ad ora, però, i provvedimenti del governo sono intervenuti prevalentemente e giustamente nella direzione della tutela salute, fino all’imposizione di restare a casa il più possibile: dura ma necessaria.
Adesso, però, è necessario che si vada oltre, che sblocchino rapidamente le opere previste dal Recovery plan, che si eroghino subito le somme previste per le famiglie e per le imprese, che si organizzi concretamente un piano di rilancio del paese individuando le ulteriori risorse e le modalità per il loro reperimento. E poi, anzi prima, bisogna parlare in maniera seria del Sud, che sembra essere uscito, ancora una volta dall’agenda del Governo.
Auspico una sorta di tavolo di salute pubblica, composto da persone competenti e di buonsenso, che intervenga proprio nella direzione della ripresa economica.
La crisi scatenatasi a seguito degli effetti del coronavirus e che ha ucciso migliaia di persone e migliaia di imprese, soprattutto quelle più piccole, quelle alle quali ci rivolgiamo per riparare il nostro impianto idraulico o per acquistare una camicia all’ultimo minuto, deve essere meglio fronteggiata.
Il piano di ripartenza del nostro paese deve prevedere un futuro soprattutto per questo genere di attività e per quanti vi lavorano oltre che per i territori più deboli come quelli meridionali.
Credo che pensare ad interventi, in deroga alle direttive comunitarie, che prevedano finanziamenti a tasso zero potrebbe essere un buon inizio.