La vicenda Covid 19, in Italia quanto altrove, così come il terrorismo, hanno messo in ginocchio il turismo ed il commercio al dettagli, che tuttavia, tra mille difficoltà, stanno tentando di rimettersi in piedi e resistere. 

Questo è il motivo per il quale l’economia siciliana non può e non deve fondarsi solo su questi due settori, come vorrebbero alcuni ingenui, ma deve invece pensare ad un modello armonico di crescita che punti soprattutto alla produzione agricola, artigianale, industriale, energetica e che si completi anche con il turismo, il commercio, i servizi, l’istruzione, la sanità, ecc. 

Il commercio al dettaglio, il turismo e le attività che ruotano intorno a questi due settori, come stiamo purtroppo notando, sono troppo fragili e vulnerabili: ci vuole di più e bisogna creare le condizioni perché si realizzi.

Pensare di importare tout court in Sicilia e nel Mezzogiorno modelli economici presenti altrove, senza tenere conto di quella che è la situazione locale rappresenta un errore gravissimo, così come sarebbe grave non tenere conto della necessità di permettere la necessaria crescita delle attività produttive. 

Il Covid ha messo in evidenza come, nei fatti, ci si trovi nel bel mezzo di una guerra che si combatte a suon di monopoli delle materie prime, dei trasporti, della logistica, delle infrastrutture connesse alla produzione e di tutto quello che può resistere a qualsiasi pandemia ed a qualsiasi tipo di crisi. 

Non rendersi conto di questo e non comprendere quanto sia urgente provvedere ad adeguarsi a quanto accade nelle altre parti del mondo significa restare alla mercé di chi, più lungimirante di noi, si sta già attrezzando.