Qualche giorno fa, Facebook mi ha ricordato che, alcuni anni addietro, ho presentato un disegno di legge per la valorizzazione dei talenti.
Credo che un Paese che non coltivi i propri talenti e non li metta nelle condizioni di esprimersi non abbia un futuro, pertanto credo che per raggiungere questo risultato sia necessario creare le condizioni normative necessarie, altrimenti ci si consegnerà alla volontà altrui ed alle altrui competenze.
Un disegno di legge, però, non basta a cambiare una mentalità e un modello comportamentale che, negli anni, hanno fatto prevalere la raccomandazione rispetto alla qualità, alla responsabilità, all’impegno.
Per cambiare in maniera profonda la situazione è necessaria la partecipazione attiva di tutti ed una classe dirigente competente e leale con il territorio che la esprime.
Com’è ovvio pensare, non si tratta di obiettivi facili da raggiungere, soprattutto se nessuno si impegna ad ottenerli. Forse qualcuno pensa che si possa restare ad attendere che altri facciano la prima mossa?
In un simile contesto, un ruolo determinante possono giocarlo la scuola, l’università, la cultura in genere, ma anche le aziende ed i servizi pubblici, se solo fossero gestiti in termini di efficienza, piuttosto che in termini clientelari.
Anche questo risultato non lo si ottiene aspettando, ma agendo ed agendo in gretta poiché nessuno starà ad attendere i “nostri comodi”, mentre il mondo cambia a velocità straordinarie e senza chiedere il permesso a nessuno, soprattutto a chi crede che il nostro futuro costituisca una variabile indipendente dalla nostra capacità di determinarlo.