A Roma si pensa al dopo coronavirus, si pensa ad un piano di investimenti produttivi ed infrastrutturali in grado di risollevare le sorti dell’economia italiana ma, come sempre, non si pensa al Sud, neanche con l’impiego delle risorse del Recovery plan.
Qualcuno ha sentito dire qualcosa in merito ai solerti rappresentanti siciliani dei partiti nazionali, quando il piano di finanziamento prevedeva pochissimo per il Mezzogiorno e non prevedeva la realizzazione del Ponte di Messina?
Qualcuno ha elaborato una piattaforma di proposte da avanzare veramente, non solo virtualmente e per onore di firma, al governo nazionale?
È possibile che a Palazzo d’Orleans ed a Palazzo dei Normanni, salvo i soliti inutili ordini del giorno, nessuno abbia qualche idea che vada oltre l’ordinaria amministrazione, peraltro mal gestita?
Eppure, dal rapporto SVIMEZ si evince che, per opere pubbliche, nel 2018, sono stati spesi 102 pro capite al Sud e 278 euro pro capite al Nord.
Tutto questo perché il sistema dei costi standard e della spesa storica rappresenta la trappola attraverso la quale il Nord sottrae al Sud circa 61 miliardi l’anno.
La Sicilia deve battersi per eliminare un simile scandalo mirante a far diventare più ricco chi è già ricco e più povero chi è già povero.
Nessun partito nazionale lo farà mai perché i partiti nazionali non sono liberi dal collare della finanza speculativa che li paga e ne controlla le decisioni.