Il 50% delle scuole del Sud sono prive dei requisiti previsti e non hanno ricevuto il collaudo previsto dalla normativa vigente. Basterebbe questo per spiegare il disinteresse che c’è nei confronti del Mezzogiorno.
Ma purtroppo c’è anche di più: nelle scuole del Sud il rapporto insegnanti alunni è di 1 ogni 20, al Nord è di 1 ogni 10.
E ancora non è tutto: gli investimenti infrastrutturali che vengono effettuati al Sud ammontano appena allo 0,15% del PIL, vale a dire poco più che gli spiccioli rispetto ad altre parti del Paese.
I provvedimenti che si stanno mettendo a punto per far fronte ai danni arrecati dal coronavirus riguardano soprattutto aziende con un numero di dipendenti superiori a 5, e questo mentre la media delle aziende presenti al Sud è molto più bassa, talvolta non arriva a tre.
Solo una forte mobilitazione del Sud e della Sicilia può correggere la rotta, ma dev’essere una mobilitazione che prima informi i cittadini e poi sia in grado di essere completata da un pacchetto di proposte valide e dotate delle risorse necessarie a renderle operative e concrete.
Un risultato del genere non si ottiene per caso, né senza sforzi adeguati per compiere i quali è necessario che si formi una coscienza civica ancorata alle ragioni del territorio e guidata da una classe dirigente onesta, competente, appassionata e molto coraggiosa.
Neanche questo accade per caso se ciascuno di cittadini interessati a migliorare le loro condizioni di vita non si sente sufficientemente motivato.