Togliere la casa a chi non può saldare il mutuo perché è stato licenziato o togliere l’azienda a chi fa debiti perché la pubblica amministrazione non gli paga in tempo le fatture per i lavori che ha svolto, o perché le banche praticano interessi da strozzini è come uccidere la pecora che deve dare il latte e la lana e caricarsi il costo della sua sepoltura. Insomma è una vera follia sia in termini di risultati sociali che in termini di risultati economici.
I siciliani, che più di altri subiscono situazioni del genere, hanno il dovere di battersi per salvare i cittadini e le piccole e medie imprese che rischiano di dover chiudere a causa di un sistema economico che vuole farli diventare tutti schiavi delle multinazionali e degli speculatori.
Combattere insieme contro una situazione simile renderà più facile l’individuazione di una soluzione adeguata e responsabile!
Il concetto di responsabilità, di cui molti non parlano ed altri preferiscono non tenerne conto, deve essere al centro di qualsiasi azione politica, come quando parliamo di riforma della burocrazia e ci danniamo davanti allo -sportello di un ufficio che non funziona.
Se la burocrazia Siciliana non funziona, infatti, la responsabilità non è di Roma, ma nostra, di noi siciliani, perché la competenza in questa materia è della regione.
Se al nord gli imprenditori e gli agricoltori riescono a fare rete, risparmiando e facendo risparmiare i consumatori, ed in Sicilia no, la responsabilità è nostra, non di chi ci riesce.
Quando ci chiediamo perché alcune parti dello statuto autonomistico non funzionano dobbiamo chiederci cosa abbiamo fatto e facciamo noi per farle funzionare.
La vita non cambia per caso, la società non migliora da sola, ma con l’impegno di tutti, a cominciare dalle persone che incarichiamo di rappresentarci.