
Di Eugenio Bonanno
La storia dell’uomo, come sappiamo, è stata caratterizzata da decine di epidemie e pandemie. L’ultima ,la tristemente famosa influenza spagnola, contagio’ circa mezzo miliardo di persone uccidendone almeno 50 milioni.
Ma sino ad oggi, nonostante le restrizioni di spazio-tempo a cui siamo stati sottoposti da due anni, a causa di questo permanente stato d’emergenza dovuto al diffondersi del COVID-19,e che hanno mutato, a volte radicalmente ,le nostre abitudini e i nostri ritmi di vita, le nostre paure ed angosce quotidiane sono state mitigate dalla convinzione che, grazie alla scienza, alla ricerca, al progresso tecnologico, all’unità dei popoli, prima o poi, ne saremmo usciti. Infatti
abbiamo cominciato quasi a pensare di esserci lasciati alle spalle la pandemia, la paura della morte per malattia “,ma ci sbagliavamo.
Eccoci di nuovo in mezzo al guado, stavolta con il rischio di una guerra nucleare” e la constatazione che la vita spesso è imprevedibile e che non potrà mai dipendere interamente da noi. Non solo ,ma la guerra ha velocizzato ed accentuato una serie di fenomeni sociali, economici, ambientali e politici ,che ci hanno riportato indietro nel tempo e che pensavamo di non rivedere più almeno in Europa: morti, distruzioni, esodi di milioni di persone quasi dall’oggi al domani ,e lo scatenarsi dei più bassi istinti del c.d. genere umano grazie ad un narcisista criminale russo
ed al suo sistema di potere.
L’orologio della storia si è fermato e riappare il “sonno della ragione che genera mostri “.
Riappaiono i fantasmi di due guerre mondiali, la guerra fredda, la repressione dei kgb sparsi in varie nazioni, il muro di Berlino, la mancanza di libertà e di autodeterminazione dei popoli.
Si tratta di una vera e propria irruzione nel presente, qui ed ora, che stravolge il nostro vivere quotidiano ed anche per questo fa paura, perché non si possono più nutrire illusioni su una guerra lampo, né tanto meno su conseguenze di breve durata per essere riassorbite nelle carni e nelle menti di chi ha patito questi drammi.
In altri termini ,se la Gabanelli oggi scrive sul CdS, che fra 8 settimane la nostra autonomia di gas si è esaurita e ,per essere coerenti con le altre sanzioni già varate dall’UE, dovremmo smettere di fornirci del gas russo per non pagargli la campagna di Ucraina, noi nel nostro vivere quotidiano a quale bene materiale siamo disposti a rinunciare? Per difendere libertà e democrazia in Europa, al di là degli egoismi nazionali ed individuali, cosa vogliamo sacrificare?
Forse una classe politica avveduta e seria ai vari livelli dovrebbe già porre questi quesiti al Paese ,aldi là di ogni esercizio di vuota retorica !