di Chiara Matraxia
Un ragazzo di 25 anni, detenuto nel carcere Ucciardone di Palermo, si è tolto la vita legando il suo collo ad un lenzuolo bianco. L’avvocato che seguiva il ragazzo aveva presentato delle istanze affinchè il ragazzo potesse seguire un percorso detentivo aderente alle sue condizioni psichiatriche, per timore che potesse suicidarsi, ma le sue richieste, purtroppo, sono rimaste inascoltate. Questo il triste epilogo di una vicenda giudiziaria che la cronaca di questi giorni ci racconta. Un problema di considerevole rilevanza etica e sociale, aggravato dalle presenti condizioni di marcato sovraffollamento degli istituti e di elevato ricorso alla incarcerazione. Una tragica difficoltà a cui le autorità competenti dovrebbero porre rimedio predisponendo un piano d’azione per la prevenzione dei suicidi in carcere, secondo le linee indicate dagli organismi europei. Il progetto, dovrebbe prevedere indirizzi per lo sviluppo di un sistema delle pene più aderente ai principi costituzionali, introducendo pene principali non detentive in applicazione delle norme già esistenti che permettono alternative al carcere. Inoltre si auspicherebbe una maggiore trasparenza delle regole interne al carcere per una più adeguata personalizzazione del trattamento ed una prevenzione specifica rivolta alla tempestiva individuazione delle situazioni a rischio. La responsabilità collettiva è chiamata in causa per rimuovere tutte quelle situazioni legate alla detenzione che, al di là del disagio insopprimibile della perdita della libertà, possano favorire o far precipitare la decisione di togliersi la vita. Ne deriva il preciso dovere morale a “garantire un ambiente carcerario che rispetti le persone e lasci aperta una prospettiva di speranza e un orizzonte di sviluppo della soggettività in un percorso di reintegrazione sociale”. Il carcere, dovrebbe rispettare il principio secondo cui la detenzione possa sospendere unicamente il diritto alla libertà, senza annullare gli altri diritti fondamentali come quello alla salute, alla risocializzazione e a scontare una pena che non mortifichi la dignità umana.