La Regione, nel tempo, non si è opposta alla sottrazione di importanti competenze statutarie o non vi si è opposta con la forza necessaria.
In più circostanze sono volate via parte delle competenze del Commissario dello Stato (art. da 26 a 30), parte delle competenze in materia di enti locali (art. 14), disciplina del credito e delle assicurazioni (art. 17 punto e), altre materie che implicano servizi di prevalente interesse regionale, partecipazione reale al consiglio dei ministri da parte del presidente ( art. 21), reale partecipazione alla formazione delle tariffe ferroviarie, aeree, terrestri, navali che possono interessare la Regione (art.22), l’Alta Corte (art. 24), il mantenimento dell’ordine pubblico in capo al Presidente della Regione (art. 31), parte delle norme in materia di patrimonio (articoli da 32 a 34), competenze finanziarie (articoli 36,37 e 38), controllo valutario (art. 40 e 41), parte delle competenze riguardanti le norme transitorie (art.43).
Quando ho potuto mi sono opposto a questa progressiva espropriazione, l’ho fatto contro i luoghi comuni, contro la forza dei partiti nazionali e persino contro l’ottusa protervia di tanti nostri corregionali, che non si rendevano conto di cosa stesse accadendo.
Non ho potuto fare di più perché non ho mai avuto con me un gruppo politico espressione del nostro territorio, in quanto in quella fase storica non vi erano partiti locali sufficientemente organizzati e quelli che c’erano erano semplici scimmiottature di organismi nazionali che non avevano nessuna voglia di promuovere e praticare il cambiamento.
Adesso si potrebbe fare qualcosa di più e qualcosa di meglio, ma a condizione che che vi sia l’impegno di tutti.