Oggi sono molto contento, perché parteciperò ad un incontro al quale mi hanno invitato un gruppo di giovani che, nei mesi scorsi, ho molto sollecitato ad impegnarsi in agricoltura, scegliendo di salvaguardare e coltivare i terreni marginali e quelli destinati ad essere abbandonati, in particolare nel comprensorio dell’Etna, in cui sono presenti diversi micro lotti, singolarmente poco redditizi, ma globalmente utilizzabili.

Il progetto non è affatto semplice, nulla è semplice nella vita, ma è nobile e produttivo. 

Loro, i ragazzi in questione, lo hanno abbracciato con entusiasmo, con impegno e con professionalità, mostrando passione e serietà: doti che oggi sono piuttosto rare e che, proprio per questo motivo, vanno sostenute nel miglior modo possibile, ben utilizzando le varie possibilità che la legge consente. 

Questi giovani, anzi, questo tipo di giovani, diventeranno la classe dirigente di domani ed io cercherò di aiutarli per quanto sarò nelle condizioni di farlo, perché lo meritano. 

Gli altri, quelli che pensano che tutto sia loro dovuto, quelli che attendono le elemosine di stato, quelli che credono che una raccomandazione conti più di tanti sacrifici e di una buona laurea, non saranno mai classe dirigente perché, purtroppo, sono destinati a rimanere per sempre prigionieri: prima della loro ignavia, poi della volontà altrui, contro la quale, al massimo, potranno lamentarsi e mugugnare polemicamente, ma del tutto improduttivamente.