In Sicilia, ricostruire una classe dirigente politica, burocratica, imprenditoriale o professionale non sarà affatto facile, soprattutto se gli investimenti infrastrutturali, che si attendono invano da decenni, continueranno a tardare.
Ogni anno emigrano dalla nostra regione oltre 20.000 giovani, i migliori, i più intraprendenti, i più coraggiosi, quelli che vogliono scommettersi puntando sulle proprie capacità o forse anche quelli che se lo possono permettere perché c’è chi paga loro il biglietto aereo.
Entro pochi anni, fatte salve le dovute eccezioni, le personalità più forti e capaci saranno tutte andate via, resteranno gli altri, che non avranno né il tempo, né la voglia di battersi per risollevare le sorti della Sicilia, perché dovranno badare a se stessi e alle proprie famiglie, cosa che, alla luce della situazione economica nella quale ci troviamo, non sarà per niente semplice.
Il rischio è che la nostra società resti nelle mani di qualche avventuriero, impreparato e arrogante, che non permetterà né a chi è rimasto, né a nessuno degli oltre 20.000 emigranti, che lasciano la Sicilia ogni anno, di ritornare e restituire a questa terra ciò che i loro familiari hanno investito in termini di istruzione.
Il disimpegno politico e civile non riguarda soltanto chi si disimpegna, purtroppo riguarda anche gli altri, quelli che, pur non disimpegnandosi, non possono fare tutto da soli ed hanno bisogno di chi li aiuti a percorrere l’impervia via della ripresa.