Oggi vorrei fare un esempio di subdola marginalizzazione della Sicilia ai danni delle aspettative dei siciliani. Lo farò partendo da un servizio messo in onda da Rai 1 nei giorni scorsi, sabato 8 giugno, alle 6,30 del mattino.
Dico subito che il servizio è stato ben realizzato, dunque, nulla può essere addebitato alla giornalista che lo ha firmato, semmai qualche appunto, anzi più di un appunto, va rivolto alla direzione di rete, che come al solito ha ritenuto di dover trattare la Sicilia come una sorta di colonia.
Il servizio riguardava quel gioiello di architettura e di cultura rappresentato dalle Biblioteche Riunite Civica e Ursino Recupero di Catania, dai suoi tesori e dall’eroica direttrice, Rita Carbonaro, che da sola cura alcune centinaia di migliaia di volumi di enorme valore storico, scientifico ed artistico di cui solo in pochi si occupano, salvo a ricordarsene quando la Biblioteca viene utilizzata per fare bella figura con gli ospiti internazionali che si trovano in visita nella nostra città.
Vi chiederete perché ho parlato di subdola marginalizzazione. È presto detto: vi sembra logico mandare un servizio del genere alle 6,30 del mattino di sabato, quando la stragrande maggioranza di telespettatori dorme ancora? No, non è affatto logico!
Se si vuol fare seriamente opera di divulgazione vera, non soltanto formale o a fini statistici, così da poter dire che si è parlato della Sicilia per un numero X di volte, la si fa nelle ore di maggiore ascolto, non all’alba.
Immaginate adesso lo stesso metodo applicato alle opere pubbliche, alle strade, alle ferrovie, alle occasioni di sviluppo, ecc. e comprenderete come mai la Sicilia, oggi, si trova nelle condizioni che ben conosciamo.