In un impeto di risvegliato buonsenso, vorrei che comprendessimo che siamo cittadini, che le regole di convivenza dobbiamo scriverle noi, attraverso i nostri rappresentanti migliori, che hanno il dovere decidere, ma anche quello di rendicontare e rispondere a quanti li hanno delegati.

Quest’ultimo aspetto viene spesso dimenticato, infatti una delle maggiori responsabilità degli eletti è quella di trascurare la fonte del consenso che hanno ottenuto, ma anche la fonte della loro delega.

Non siamo solo dei consumatori, come alcuni vorrebbero che fossimo, non deleghiamo i nostri diritti civili a quelli che urlano di più, né alle ciniche regole del mercato oppure a chi considera le nostre o le loro idee come prodotti da piazzare sul mercato della politica. 

Non facciamoci rappresentare dagli agenti pubblicitari di prodotti che neanche conosciamo o dagli incompetenti, perché la nostra vita non è quella degli spot televisivi che ci propongono una società fatta di rose e fiori, ma quella che affrontiamo tra le pareti di casa o sul posto di lavoro. 

Non abbiamo bisogno di venditori di fumo, di piazzisti, di faccendieri o di improvvisati condottieri, ma di rispettosi e onesti produttori di equo benessere, di benessere vero, in cui la qualità della vita si misura con la salute, con la cultura, con il lavoro, con la solidarietà. Raggiungere un simile obiettivo potrebbe non essere facile ma risulterebbe del tutto irrealizzabile se nessuno volesse occuparsene.